Sulla base dei dati provvisori Istat relativi ai prezzi al consumo di Aprile 2023, l’inflazione riprende consistentemente a crescere (+0,5% su base mensile) ritornando, su base annua, allo 8,3%.
Si tratta sicuramente di una battuta di arresto, ma sarà bene verificare, nei prossimi mesi, se l’evento è temporaneo o se l’inflazione continuerà
Gli ultimi dati sul commercio al dettaglio indicano un ulteriore calo del volume delle vendite e quindi dei consumi.
L’aggravamento è progressivo nel corso del 2022. Se, infatti, su base annuale ancora è presente un aumento delle vendite in valore (+1.3%), legato all’alto livello dei prezzi per inflazione, sono in forte calo i volumi delle vendite (-6,3%); nell’ultimo trimestre anche la crescita in valore quasi si azzera mentre è ancora più elevato il calo della quantità dei beni venduti. Ad ottobre, il calo è generale (-0,4% in valore è -1,2% in volume) in particolare a causa della contrazione delle vendite dei beni alimentari.
L’aumento degli occupati di ottobre (+82mila) porta in sostanziale parità (-4mila) il confronto tra il trimestre agosto/ottobre 2022 e quello precedente.
Il tasso di occupazione conseguentemente sale al 60,5%, il dato più alto per le serie storiche italiane ma che continua a vederci, come negli anni precedenti, di circa 10 punti sotto la media europea, anche di paesi con una disoccupazione più alta della nostra e che, per quota prevalente, è dovuto alla diminuzione delle persone in età da lavoro.
Ad ottobre 2021 l’occupazione cresce di +35 mila unità (solo uomini) rispetto al mese precedente. Si tratta di una crescita veramente esigua (+0,2%) se rapportata all’andamento del PIL che, invece, nel 3° trimestre di quest’anno è cresciuto del +2,6% (rispetto al 2° trimestre).
Identificare istruzione e formazione come elementi imprescindibili per raggiungere opportunità, altrimenti precluse al cittadino, non può essere solo uno slogan o buona intenzione. I dati Istat sui livelli del 2020, certificano –infatti- che questi percorsi sono preclusi ad un grande numero di cittadini: il -12,7% di laureati rispetto alla media europea (20,1% IT/32,8% UE), con una distanza che non si accorcia ma addirittura aumenta per quanto riguarda i diplomati con il -16,1% (62,9% IT/79%UE).
Articolo di Fulvio Fammoni, presidente FDV
L’occupazione a giugno, sotto la spinta della ripresa del 2° trimestre, cresce rispetto al mese precedente di +166mila unità.
Era una crescita attesa, legata anche all’avvio del periodo estivo. Rispetto ai mesi precedenti c’è un aumento degli occupati permanenti, al momento non completamente imputabile a nuova occupazione o al rientro da cassa integrazione di durata superiore a più di tre mesi (elemento, ovviamente, essenziale per dare un giudizio compiuto sulle dinamiche del mercato del lavoro).
Occupazione: una crescita molto lenta e totalmente precaria.
I dati Istat di maggio relativi a occupati e disoccupati confermano, nonostante la parziale ripresa del Pil in atto, non solo una crescita lentissima dell’occupazione, ma la sua pressoché totale precarizzazione.
Torna a crescere la povertà: nel 2020 è stato raggiunto il livello più elevato di povertà assoluta in Italia. La povertà era già molto diffusa precedentemente, anche se nel 2019 si era registrato un leggero miglioramento. La pandemia ha, però, acuito e generalizzato tendenze già in atto e non è assolutamente certo che, senza opportune scelte ed interventi, il solo superamento della fase più acuta dei contagi porterà la situazione nel 2021 a miglioramenti consistenti.
Dati molto gravi, nonostante l’ottimismo di maniera che circola sono ancora quasi 900 mila gli occupati in meno e la disoccupazione al 10,4%.
I recenti dati ISTAT sul primo trimestre relativi a occupati, disoccupati e inattivi confermano tendenze già note ma offrono anche spunti, basati su dati reali, per avanzare alcune ipotesi sull’andamento dell’occupazione nel 2021.
L’occupazione in Italia rispetto allo stesso periodo di un anno fa è inferiore di -565mila unità. Contemporaneamente, i disoccupati aumentano di +652mila unità e gli inattivi calano di -306mila, restando però sopra la soglia dei 14 milioni. Dati in assoluto molto gravi, che vanno però commentati rispetto ai diversi fattori che li determinano.
Ad agosto l’occupazione aumenta di +83mila unità, è il secondo mese consecutivo (a luglio +85mila).
I dati del mese precedente, pur nella consapevolezza che l’inversione di tendenza di un solo mese non dava certezze, indicavano un parziale cambio di rotta dopo i lunghi mesi del lockdown che, gli indicatori economici lasciavano presagire anche per agosto.
In effetti è andata così, e se anche settembre confermerà la tendenza, molte delle teorie espresse sul ruolo negativo del blocco dei licenziamenti nei confronti dell’occupazione andrebbero riconsiderate.
Pubblichiamo un commento a firma del presidente della Fondazione Di Vittorio sui dati Istat "Occupati e disoccupati" riferiti a maggio 2020 e una nota sulle statistiche congiunturali aggiornate a maggio 2020 a cura di Giuliano Ferrucci.
Dati negativi sulla produzione industriale di aprile erano attesi, ma sono comunque molto preoccupanti. Vanno però inquadrati in quella fase della pandemia Coronavirus. Dovremo quindi abituarci per un periodo non breve a letture dei dati su più livelli temporali presi a riferimento.
L’Istat ha diffuso oggi le statistiche relative all’occupazione nel mese di marzo. Come è noto, si tratta di dati campionari suscettibili di correzione, più ancora in questa fase a causa degli ostacoli che l’emergenza sanitaria in corso ha imposto alla raccolta dei dati di base.
La crescita del PIL nel 2018 si conferma inferiore a quanto previsto, fermandosi ad un +0,9%.
Questo rallentamento dell’economia è particolarmente preoccupante per un Paese che già cresceva meno della media europea e per le specifiche dinamiche che portano a questo calo.
La bassa domanda interna e il rallentamento delle esportazioni sono due dei principali problemi che l’ISTAT evidenzia. Quest’ultimo fattore è molto significativo per un paese manifatturiero come l’Italia che, sulle esportazioni, ha basato buona parte della crescita negli ultimi anni.
In questo ambito, la decrescita negli ultimi due trimestri del 2018 è particolarmente preoccupante anche per l’anno in corso, che parte già con un handicap acquisito, dal difficile recupero.
I dati Istat sull’occupazione del mese di Luglio 2018 vedono un calo di 28 mila occupati, più precisamente un calo di 44 mila lavoratori stabili e un aumento di 16 mila fra tempi determinati e indipendenti equamente ripartito.
Per il secondo mese consecutivo –dunque- cala il numero degli occupati. E’ ancora troppo presto per dire se si tratta di una tendenza ma, più che sufficiente per una seria preoccupazione sulle dinamiche del lavoro in Italia, anche perché la contestualità con il rallentamento dell’economica è significativa.
Si può iniziare a parlare invece di tendenza per quanto riguarda il lavoro a tempo indeterminato, che in un anno cala di -122 mila unità.
Rassegna online – quotidiani – TV- Radio del 07 e 08 ottobre 2017
Record dei contratti a tempo determinato, occupati a livello del 2008 ma con molte meno ore lavorate, crescita del part time involontario, calo del lavoro autonomo.
A cura di Antonia Marraffa
Commento ISTAT dati Marzo 2017
di Fulvio Fammoni
I dati Istat (marzo 2017) confermano l’evidente stallo della dinamica dell’occupazione in Italia.
Il solco rispetto all’Europa si amplia, mentre sempre più si avvicinano le nostre performances a
quelle dei paesi in coda nella graduatoria, ad esempio per quanto riguarda la disoccupazione che
continua a crescere (solo Grecia, Spagna e Cipro fanno peggio di noi, ma con dinamiche ad
esempio in Spagna in controtendenza).
A marzo l’occupazione cala di 7 mila unità con una decrescita fra i lavoratori indipendenti, la
disoccupazione sale all’11,7%.
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