Sulla base dei dati provvisori Istat relativi ai prezzi al consumo di Aprile 2023, l’inflazione riprende consistentemente a crescere (+0,5% su base mensile) ritornando, su base annua, allo 8,3%.
Si tratta sicuramente di una battuta di arresto, ma sarà bene verificare, nei prossimi mesi, se l’evento è temporaneo o se l’inflazione continuerà
Nel mese di giugno si registra una crescita di occupati (+0,4%), ma con un ritmo molto inferiore alla crescita del Pil.
Tornano ad aumentare i dipendenti permanenti e a calare gli indipendenti; gli occupati a termine sono ormai stabilmente al di sopra dei 3 milioni (3 milioni e 138 mila unità), confermando la scelta da parte di troppe imprese di una produzione basata prevalentemente sulla bassa qualità del prodotto e quindi sulla competizione di costo del lavoro.
Articolo del presidente della FDV, Fulvio Fammoni, pubblicato sulla rivista online "Lavoro a confronto".
L'inflazione non solo non arretra, ma si conferma a livelli raggiunti solo oltre 35 anni fa; e tutto questo nonostante gli interventi del Governo su energetici e carburanti.
Ormai dovrebbe essere chiaro per tutti che non si tratta di un fenomeno transitorio, già adesso l'Europa prevede anche per il 2023 un livello inflattivo...
Cinquant'anni fa il momento più alto con la Federazione tra Cgil, Cisl e Uil. Un'esperienza fondamentale anche per oggi quando esistono diversità tra le diverse organizzazioni.
L’occupazione torna sotto la soglia dei 23 milioni con un calo nel mese attuale rispetto ad aprile di -49 mila occupati.
Il calo fra i dipendenti permanenti è particolarmente preoccupante solo in parte compensato da una crescita degli indipendenti e con l’aumento di altre +14 mila unità fra i dipendenti a termine, con l’ennesimo record negativo arrivato a 3 milioni e 176 mila occupati precari.
I dati non consentono ancora una più dettagliata analisi, ad esempio quanto della crescita degli indipendenti può essere assimilata alla precarietà e il numero dei part-time, nel primo trimestre sempre molto alto anche fra i tempi determinati.
Una serie di brutte indicazioni sullo stato degli occupati in Italia emerge dai dati ISTAT pubblicati oggi. È ancora presto per dire se si tratta di una tendenza precisa ma appaiono delinearsi le aspettative negative legate allo scoppio della guerra, allo scarso sviluppo e alla ripresa dei casi pandemici.
Articolo di Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio, pubblicato sul sito Collettiva.it.
Il numero 172 di Menabò, pubblicato online sul sito di Etica e Economia, ospita un articolo a firma di Salvo Leonardi, esperto di relazioni industriali nella Fondazione Di Vittorio, che valuta le varie proposte avanzate in tema di salario minimo alla luce delle variegate esperienze nazionali che si distinguono soprattutto per la natura legale o contrattuale del salario minimo.
Articolo del presidente della Fondazione Di Vittorio pubblicato sul sito Collettiva.it.
In uno studio della Fondazione Di Vittorio i dati aggiornati sulla reale natura dei contratti di lavoro. A ottobre record di precari: tre milioni e 67 mila.
Ad ottobre 2021 l’occupazione cresce di +35 mila unità (solo uomini) rispetto al mese precedente. Si tratta di una crescita veramente esigua (+0,2%) se rapportata all’andamento del PIL che, invece, nel 3° trimestre di quest’anno è cresciuto del +2,6% (rispetto al 2° trimestre).
Nel secondo trimestre del 2021, tramite i dati delle comunicazioni obbligatorie, si osserva una forte ripresa del numero di dimissioni volontarie, pari a circa mezzo milione di persone: 292 mila lavoratori e 191 mila lavoratrici. L’incremento c’è, anche se in termini percentuali è molto diversificato in relazione al periodo preso a riferimento per il confronto.
Articolo di Fulvio Fammoni, presidente FDV, pubblicato su Collettiva.it
Identificare istruzione e formazione come elementi imprescindibili per raggiungere opportunità, altrimenti precluse al cittadino, non può essere solo uno slogan o buona intenzione. I dati Istat sui livelli del 2020, certificano –infatti- che questi percorsi sono preclusi ad un grande numero di cittadini: il -12,7% di laureati rispetto alla media europea (20,1% IT/32,8% UE), con una distanza che non si accorcia ma addirittura aumenta per quanto riguarda i diplomati con il -16,1% (62,9% IT/79%UE).
Articolo di Fulvio Fammoni, presidente FDV
Dopo sei mesi di crescita, e per la seconda volta consecutiva, l'Istituto di statistica registra un'emorragia di posti di lavoro.
Articolo di Fulvio Fammoni, presidente FDV, pubblicato su Collettiva.it
Per la seconda volta consecutiva, dopo sei precedenti mese di crescita, cala l’occupazione in agosto e in modo significativo (-80 mila unità) quasi tutta nel lavoro dipendente (-76 mila). Non è l’unico problema che si osserva. Infatti, questo calo di occupazione si riversa prevalentemente in inattività che cresce di +64 mila unità.
L'andamento dell'economia non è totalmente positivo, anzi. Le scelte dei prossimi mesi segneranno il futuro dell'Italia: il sindacato vuole avere voce in capitolo. Non coinvolgerlo sarebbe una scelta sbagliata, con la mobilitazione inevitabile.
Il 3° trimestre del 2021 inizia con un segno negativo. A luglio, infatti, gli occupati calano di -23 mila unità rispetto al mese precedente. Il calo è il risultato di una contestuale diminuzione degli indipendenti (-47 mila unità) e di una crescita dei dipendenti (+24 mila unità), quest’ultimi ugualmente distribuiti tra permanenti e a termine.
L’occupazione a giugno, sotto la spinta della ripresa del 2° trimestre, cresce rispetto al mese precedente di +166mila unità.
Era una crescita attesa, legata anche all’avvio del periodo estivo. Rispetto ai mesi precedenti c’è un aumento degli occupati permanenti, al momento non completamente imputabile a nuova occupazione o al rientro da cassa integrazione di durata superiore a più di tre mesi (elemento, ovviamente, essenziale per dare un giudizio compiuto sulle dinamiche del mercato del lavoro).
Occupazione: una crescita molto lenta e totalmente precaria.
I dati Istat di maggio relativi a occupati e disoccupati confermano, nonostante la parziale ripresa del Pil in atto, non solo una crescita lentissima dell’occupazione, ma la sua pressoché totale precarizzazione.