Forza e rappresentanza: l'importanza dell'unità sindacale
Cinquant'anni fa il momento più alto con la Federazione tra Cgil, Cisl e Uil. Un'esperienza fondamentale anche per oggi quando esistono diversità tra le diverse organizzazioni.
Cinquant'anni fa il momento più alto con la Federazione tra Cgil, Cisl e Uil. Un'esperienza fondamentale anche per oggi quando esistono diversità tra le diverse organizzazioni.
L’occupazione torna sotto la soglia dei 23 milioni con un calo nel mese attuale rispetto ad aprile di -49 mila occupati.
Il calo fra i dipendenti permanenti è particolarmente preoccupante solo in parte compensato da una crescita degli indipendenti e con l’aumento di altre +14 mila unità fra i dipendenti a termine, con l’ennesimo record negativo arrivato a 3 milioni e 176 mila occupati precari.
Una serie di brutte indicazioni sullo stato degli occupati in Italia emerge dai dati ISTAT pubblicati oggi. È ancora presto per dire se si tratta di una tendenza precisa ma appaiono delinearsi le aspettative negative legate allo scoppio della guerra, allo scarso sviluppo e alla ripresa dei casi pandemici.
Le statistiche Istat sull’andamento di occupati e disoccupati nel mese di aprile hanno scostamenti lievi rispetto al mese precedente. Il dato più importante è che si conferma la continua crescita dell’occupazione precaria che raggiunge il nuovo record di 3 milioni 166 mila dipendenti a termine. Tutto questo in un anno di forte crescita economica, come confermano i dati di ieri sul Pil.
Le dichiarazioni sullo stato dell’economia nel confronto con i dati effettivi propongono qualche scostamento e contraddizione. Confindustria prevede un’importante frenata della produzione (molte aziende che rallenteranno e possibili chiusure) e conseguente forte ricorso alla cassa integrazione. Quasi tutti i commentatori economici prevedevano un calo di circa mezzo punto del Pil nel primo trimestre del 2022. Era quindi lecito aspettarsi anche un conseguente calo occupazionale. I dati per ora a disposizione da un lato propongono risultati meno gravi delle previsioni, dall’altro con il perdurare della guerra lasciano presagire un rapido peggioramento della situazione.
Dopo il piccolo aumento del mese scorso, l’occupazione a dicembre 2021 resta ferma (+1,4 mila occupati) e il dato totale si attesta sotto i 23 milioni di occupati. Si conferma dunque la tendenza, verificata nel corso di tutto l’anno, di una crescita occupazionale molto più bassa di quella del Pil.
David Sassoli, scomparso la notte scorsa, era conosciuto ed apprezzato Presidente del Parlamento europeo.
Sassoli ha sempre sostenuto e difeso il ruolo dell’Europa sociale e politica, le prerogative del Parlamento, la condizione dei più svantaggiati contro le tante diseguaglianze che ancora attraversano l’Unione europea.
Durante la sua presidenza, anche nella terribile fase della pandemia, ha contribuito ad una svolta positiva di cui fanno parte tanti provvedimenti: dal Piano di Ripresa e Resilienza, alla proposta di direttiva sul salario minimo e tanti altri.
È sempre una buona notizia quando gli occupati aumentano, ma la differenza nel giudizio di merito è determinata da quali occupati e rispetto a che periodo. La crescita registrata a novembre 2021 sul mese precedente è di 64 mila occupati. Questo è il risultato di una crescita di 66 mila indipendenti (che dopo mesi di continuo calo tornano ad aumentare recuperando la quota di 5 milioni in totale) e di 19 mila lavoratori dipendenti a termine, con una contestuale diminuzione di 21 mila lavoratori dipendenti permanenti.
Ad ottobre 2021 l’occupazione cresce di +35 mila unità (solo uomini) rispetto al mese precedente. Si tratta di una crescita veramente esigua (+0,2%) se rapportata all’andamento del PIL che, invece, nel 3° trimestre di quest’anno è cresciuto del +2,6% (rispetto al 2° trimestre).
Nel secondo trimestre del 2021, tramite i dati delle comunicazioni obbligatorie, si osserva una forte ripresa del numero di dimissioni volontarie, pari a circa mezzo milione di persone: 292 mila lavoratori e 191 mila lavoratrici. L’incremento c’è, anche se in termini percentuali è molto diversificato in relazione al periodo preso a riferimento per il confronto.
Articolo di Fulvio Fammoni, presidente FDV, pubblicato su Collettiva.it
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