Dati ISTAT su prezzi al consumo Gennaio 2023

Anche a Gennaio 2023, nonostante il calo dei prezzi energetici, l’inflazione non scende sotto il 10% su base annua.

Per il 2023 il livello già attualmente acquisito è del +5,2%; è prevedibile quindi per fine anno un livello di inflazione medio attorno almeno al 6%. Il rallentamento rispetto al 2022, come detto, è legato al calo dei prodotti energetici, ma in buona parte compensato dall’aumento degli alimenti lavorati, dai costi per l’abitazione e dall’aumento dei prezzi degli acquisti a più alta frequenza.

In questa situazione, legata prevalentemente a scelte esterne e con l’appesantimento dei costi monetari, deciso dalle Banche centrali, chi soffre di più sono le persone meno abbienti. L’inflazione infatti  è un meccanismo fortemente diseguale che si scarica maggiormente sui prodotti che più incidono sulla spesa delle famiglie più povere.

A fine 2022 l’inflazione reale del 20% delle famiglie meno abbienti, era quasi doppia di quella del 20% delle famiglie più ricche.

In questa situazione, solo ripetere che non deve essere innescata una rincorsa prezzi-salari è sbagliato. Bisogna invece dire quali sono gli elementi immediati che si mettono in campo sia sul versante dell’intervento pubblico che da parte delle imprese.

Non ci può essere una parte della società così fortemente svantaggiata rispetto agli aumenti inflattivi, altrimenti è inevitabile e giusta una richiesta di riequilibrio salariale.


 

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