ANPI, 80 ANNI E NON SENTIRLI

Buon compleanno ANPI!

Di seguito l'articolo di Ilaria Romeo, responsabile dell'Archivio Nazionale CGIL, originariamente pubblicato su Collettiva.it

L’Associazione nazionale partigiani d’Italia nasce il 6 giugno 1944. Nel 2006 apre le iscrizioni anche ai non combattenti. Una realtà in continuo rinnovamento

L’Associazione nazionale partigiani d’Italia celebra oggi il suo 80esimo anniversario. Nata il 6 giugno 1944 a Roma, in un’Italia ancora occupata dai nazisti e dai fascisti, l’Anpi ha fin da subito assunto il ruolo di baluardo dei valori antifascisti e democratici, contribuendo in modo determinante alla lotta per la Liberazione e alla costruzione della Repubblica italiana.

Fondata da partigiani provenienti da diverse zone d’Italia, l’Anpi nasce in un momento buio per il Paese. La Resistenza sta attraversando uno dei periodi più duri della sua storia, mentre la popolazione civile subisce le atrocità nazifasciste. Eppure, in questo clima di terrore e incertezza, un gruppo di uomini e donne ha il coraggio di guardare al futuro e di gettare le basi per un’Italia libera e democratica.La prima testimonianza documentale rinvenibile nella storia dell’Associazione è un appello programmatico del 26 settembre 1944.

“Partigiani d’Italia!”, vi si legge: “Mentre gli eserciti alleati affrontano vittoriosamente l’ultima fase della lotta contro il nazismo, le forze partigiane d’Italia continuano a coprirsi di gloria riscattando a prezzi di sacrifici di sangue il buon nome e l’avvenire del nostro Paese. La fiamma ideale che ha sorretto gli intrepidi pionieri dell’Italia democratica non deve disperdersi con la liberazione del territorio nazionale: deposte le armi i loro compiti non sono finiti. La stretta comunione di intenti e di opere che li ha animati nell’azione militare, deve perpetuarsi nell’attività civile.

L’appello così si conclude: “Partigiani d’Italia! Voi che, compiuto ormai l’eroico dovere militare, guardate con legittima ansia il difficile presente; e voi anche che, ancora impegnati nell’aspra e sanguinosa lotta oltre la Linea gotica, raccogliete attraverso lettere la commossa voce della Patria, apprestatevi a rinsaldare le vostre schiere per difendere negli ardui compiti della vita civile quegli stessi ideali che vi hanno infiammati nella lotta armata. Viva la libertà! Viva la democrazia! Viva l’Associazione nazionale partigiani d’Italia”.

Il 21 ottobre 1944 l’Associazione traduce il contenuto del suo primo appello programmatico in più rigorosi termini giuridici e si dota del suo primo Statuto organico, nel quale enuncia formalmente i propri scopi associativi descrivendone il funzionamento. Il 5 aprile 1945, con il decreto luogotenenziale n. 224, l’Anpi ottiene la qualifica di Ente morale, diventando così l’associazione ufficiale dei partigiani italiani.

Il primo Congresso nazionale si tiene a Roma nel dicembre del 1947. Alla carica di presidente viene eletto Arrigo Boldrini, Bulow, e la sua carica verrà rinnovata fino al 2006.

Nel 1952 inizia la pubblicazione di Patria Indipendente (il 1952 è anche l’anno del III Congresso, nella cui presidenza onoraria figura anche Sandro Pertini), con periodicità quindicinale e con un formidabile comitato di direzione: Emilio Lussu, Leonida Repaci, Giovanni Serbandini (fin dalle origini Patria Indipendente ospita firme fondamentali della cultura italiana: da Alberto Moravia a Carlo Levi, da Carlo Lizzani a Piero Calamandrei, da Italo Calvino a Leo Valiani, da Giuliano Vassalli a Vasco Pratolini, da Ada Gobetti a Riccardo Lombardi, a Renata Viganò, solo per citarne alcuni e alcune).

A cavallo fra gli anni Quaranta e Cinquanta l’Anpi partecipa attivamente al movimento pacifista internazionale dei “Partigiani della pace” prendendo posizione per la cessazione della corsa agli armamenti e la proibizione delle armi atomiche, tenendo sempre fermo il suo ruolo di difesa dei partigiani e della memoria della Resistenza.

L’estate del 1960 è forse uno dei momenti più critici nella storia dell’Italia repubblicana: fine della guerra e sconfitta del fascismo risalgono a soli 15 anni prima, la vita democratica si è fatta strada tra ricostruzione, lotte sociali, contrasti politici. In un momento di forti trasformazioni produttive, con una situazione sociale e politica tesa, la formazione di un governo democristiano con l’appoggio esterno del Movimento sociale italiano viene da molti percepita come il netto orientarsi della classe di governo e del mondo industriale nuovamente verso istanze fasciste (Fernando Tambroni ottiene per la prima volta la fiducia grazie a 24 voti del Movimento sociale italiano, determinando uno spostamento a destra degli equilibri politici e favorendo il tentativo del partito neofascista di uscire dall’isolamento in cui fin dalla sua nascita era stato relegato). L’Anpi si schiera nettamente in difesa dei valori della democrazia e della Costituzione.

Una posizione ferma che l’Associazione mantiene durante gli anni dello stragismo prima e del terrorismo poi, affiancando alle iniziative nazionali un costante impegno internazionalista per la libertà e la liberazione dei popoli (come durante la dittatura di Pinochet in Cile, il regime franchista in Spagna, la guerra in Vietnam, il conflitto israelo-palestinese), affrontando - con la solita e solida fedeltà alle istituzioni democratiche nonché determinazione morale - le tante questioni nazionali che negli anni successivi caratterizzeranno la storia del nostro Paese (dalla P2 al pericoloso intreccio tra terrorismo e mafia, da tangentopoli ai gravi tentativi di modifica della Carta costituzionale).

Con il Congresso del 2006 (Chianciano Terme, 24, 25 e 26 febbraio) e la storica modifica dell’articolo 23 dello Statuto, l’Associazione apre le iscrizioni anche ai non combattenti. “Possono altresì essere ammessi come soci con diritto al voto, qualora ne facciano domanda scritta - recita la norma modificata - coloro che, condividendo il patrimonio ideale, i valori e le finalità dell’Anpi, intendono contribuire, in qualità di antifascisti, (…) con il proprio impegno concreto alla realizzazione e alla continuità nel tempo degli scopi associativi, con il fine di conservare, tutelare e diffondere la conoscenza delle vicende e dei valori che la Resistenza, con la lotta e con l’impegno civile e democratico, ha consegnato alle nuove generazioni, come elemento fondante della Repubblica, della Costituzione e della Unione Europea e come patrimonio essenziale della memoria del Paese”.

“La Resistenza - affermava a Milano il 25 aprile 2016 l’allora presidente Carlo Smuraglia - è stata sogno, sacrificio, utopie, vittorie, sconfitte, perdite; giorni belli e giorni difficili. Ma abbiamo resistito e abbiamo vinto. Dunque, vincere si può, anche approfittando di un giorno di festa, per trovare la gioia di stare insieme e provare, insieme, a costruire un futuro migliore: una società più giusta ed equa, dove ci sia più libertà, più uguaglianza, più lavoro, più dignità, per tutti. È un sogno? Ma i sogni si avverano se si sanno compiere le scelte e se si sa gettare tutti se stessi verso l'obiettivo. In fondo, è ciò che volevano i Resistenti, è ciò che volevano i nostri caduti.

Prosegue Smuraglia: “In loro nome e per i nostri giovani prendiamo in mano il nostro futuro e rinnoviamo l'Italia, diffondiamo l'idea della pace, della solidarietà; e questo sarà il frutto migliore di un giorno come questo. Avere saputo cantare e ridere, insieme, pensando che il mondo si può cambiare, si deve cambiare, se lo vogliamo fino in fondo e ci impegniamo a rispettare il lascito dei caduti per la libertà. Spesso, per concludere un discorso, si citano frasi celebri, di poeti, scrittori o caduti. Lasciatemi oggi concludere con una frase pronunciata dal presidente Mattarella a Varallo Sesia, che ho trovato bellissima: È sempre tempo di resistenza!”.

È sempre tempo di Resistenza. Anche oggi. Soprattutto oggi. “Teniamoci forte, perché siamo forti. Siamo l’antifascismo: il cuore democratico del nostro Paese”. Così Carla Nespolo concludeva il suo intervento al Consiglio nazionale dell’Anpi del 5 novembre 2017 che la nominava segretaria.

Così oggi ci sentiamo. Forti. Nonostante tutto e tutti. E allora, con la consapevolezza di servire una causa grande, una causa giusta, tutte e tutti insieme auguriamo Buon compleanno a quella che è la casa di tutte e tutti noi. Una casa della quale, mai come oggi, abbiamo davvero bisogno.

Argomenti