Salvo Leonardi
IL SINDACATO. C’E’ ANCORA?
Gli anni della concertazione: un excursus storico-politico
In “Alternative per il Socialismo”, n. 25/2013, Lapis, Roma
I lavoratori stranieri nel settore delle costruzioni
VII rapporto IRES-FILLEA
A cura di: Emanuele Galossi, Giuliano Ferrucci
In difesa dell'art. 18 di Salvo Leonardi e Stefano Palmieri è stato scritto nel 2002, al tempo in cui l'allora governo Berlusconi tentò, senza riuscrici, una sostanziale revisione di quella norma. L'opposizione di massa che quel disegno seppe suscitare, bene interpretata dalla Cgil che ne condusse efficacemente il contrasto, si concluse allora con l'abbandono di quel maldestro progetto governativo. Oggi un'operazione per tanti versi analoga viene nuiovamente tentata dal Governo in carica.
22/2011 TRADE UNIONS IN A COMPARATIVE PERSPECTIVE:
Membership, recruitment and informal work in 11 countries
Lo studio Ires-Fillea sui lavoratori stranieri nel settore delle costruzioni è arrivato alla sua quinta annualità.
Quest’anno, la scelta è stata quella di fornire l’analisi del settore attraverso una lettura quantitativa dei dati Istat e CNCE con l’intento di verificare quanto e, soprattutto, come la crisi del settore abbia avuto impatto sulla componente della forza lavoro immigrata.
E. Battaglini
“Ambiente e società nella tarda modernizzazione: le sfide per il sindacato”, in Quaderni di Rassegna Sindacale, n. 2, aprile-giugno 2010, pp. 123-136.
Bruno Trentin aveva una concezione molto innovativa, quasi eretica, della democrazia e dei diritti. Il sindacato dei diritti e del programma sorge da qui. Egli ne fa il centro della sua politica, quando, il 29 novembre 1988, viene eletto segretario generale della CGIL. Negli ultimi anni i diritti culturali e in particolare la formazione permanente in tutto l’arco della vita diverranno l’asse principale della sua ricerca. L’importanza del sapere come strumento di liberazione della persona umana è appunto il tema della lectio doctoralis tenuta nel 2002 in occasione della laurea honoriscausa conferitagli dall’Università di Venezia.
Nel volume sono ospitati gli scritti e le testimonianze presentati nei convegni dedicati a Bruno Trentin, tenutisi, nell’autunno 2008 e nella primavera 2009, a Roma, Genova, Milano.
Il primo congresso nazionale della Cgil con due documenti contrapposti - uno della maggioranza e uno di minoranza - è stato quello del 1991. Nel corso degli anni novanta la scena si è ripetuta più volte, fino al congresso del 2002 partito con due documenti e chiuso con documento unitario. Con il XV Congresso del 2006 maggioranza e minoranza hanno stabilito un nuovo patto, ma nella Cgil le tensioni politiche tra l’area maggioritaria e le aree di minoranza sono ancora forti. Come si può definire oggi una minoranza di sinistra in un sindacato come la Cgil? Quali sono state le battaglie di opposizione nel più grande sindacato confederale italiano da parte della minoranza «programmatica» che ha preso il posto della Terza componente? E quali sono le regole valide (e praticate) della democrazia interna?
Il 2007, nel cinquantesimo della scomparsa di Giuseppe Di Vittorio, vede un ricco fiorire di iniziative volte a ricordare e ad approfondire il pensiero e la vita politico-sindacale del grande dirigente della CGIL. La Federazione dei Lavoratori della Conoscenza della CGIL (FLC CGIL), la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l’Associazione per il Centenario della Confederazione e l’associazione «Casa Di Vittorio», hanno promosso una ricerca tesa ad approfondire alcuni aspetti della personalità di Di Vittorio.
Nel programmare le iniziative per la celebrazione del Centenario della Cgil è stato naturale per la Confederazione e la Fondazione Di Vittorio porsi il problema di rispondere al bisogno di conoscenza del processo di evoluzione dei gruppi dirigenti del sindacato. A questo scopo, aggiornandola a tutto il 2006, è stata composta la raccolta dei nomi delle compagne e dei compagni che hanno formato le Segreterie della Confederazione, delle Federazioni nazionali di categoria, delle Cgil regionali e delle Camere del Lavoro, oltre che delle organizzazioni associate e degli enti promossi. Questo volume ne fornisce il quadro completo.
Girolamo Li Causi è stato per lungo tempo il leader dei comunisti siciliani e uno tra i più autorevoli dirigenti nazionali del PCI. A partire dal secondo dopoguerra lavorò alacremente nella sua terra per ricostituire le organizzazioni politiche e sindacali del movimento contadino e per guidare le lotte bracciantili contro il latifondo. Segretario regionale del partito, deputato nell’Assemblea Costituente, senatore, fu vicepresidente della prima Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso. La lotta alla mafia fu il tratto distintivo del suo impegno politico e istituzionale. La vicenda della strage di Portella della Ginestra, avvenuta il 1° maggio 1947 per opera della banda di Salvatore Giuliano, è da questo punto di vista emblematica.
I diritti sociali e del lavoro hanno radici forti e profonde nella Carta costituzionale, a partire dai suoi primi dodici articoli in cui si enunciano i «principi fondamentali» fondativi della Repubblica, e concorrono, al pari dei diritti civili e dei diritti politici, ad erigere i muri maestri dell’edificio democraticob del paese. Non è così in altri ordinamenti democratici, e ciò configura una peculiarità essenziale della Costituzione italiana, consapevolmente determinata dai Costituenti e rispondente al fatto che il patto costituzionale del 1948 ha nel lavoro il soggetto contraente fondamentale.
Giunto dal Pci alla Cgil durante il Congresso del 1949 e subito posto alla guida dell’Ufficio organizzazione, Novella assunse il ruolo di «costruttore» della moderna confederazione grazie al suo impegno a favore del rafforzamento delle strutture organizzative e di un nuovo radicamento nei luoghi di lavoro realizzato con le sezioni sindacali aziendali. Divenuto segretario generale dopo la morte di Giuseppe Di Vittorio nel 1957, seppe proseguire l’opera del suo predecessore, soprattutto attraverso il rinnovamento delle politiche rivendicative e una instancabile azione per la difesa e lo sviluppo dei diritti sanciti dalla Costituzione del 1948.
Il volume ricostruisce la storia ed il processo di sindacalizzazione che ha coinvolto il settore del pubblico impiego dagli inizi del Novecento ad oggi. Con l’apporto di studiosi appartenenti anche a discipline diverse e con il sistematico utilizzo delle differenti fonti a disposizione, si è giunti a collegare questa storia con le modificazioni che si sono succedute sul piano economico, politico e sociale nell’Italia del ventesimo secolo, ponendo in luce il legame che si è progressivamente costituito fra il comparto dell’impiego pubblico (nelle sue molteplici articolazioni) e la vicenda istituzionale italiana.
Dal 1944 al 1962 la provincia di Ragusa vide il sorgere e poi il consolidarsi di una forte Cgil. Lo sviluppo delle campagne e delle industrie, il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, delle lavoratrici e dei pensionati furono al centro delle lotte organizzate dai gruppi dirigenti provinciali e dalle Camere del lavoro dei dodici Comuni della provincia negli anni difficili e ricchi di passione dell’immediato dopoguerra e fino agli inizi del boom economico.
Lungo una più che secolare vicenda storica, la Cgil e il sindacato italiano hanno ridefinito la propria identità in relazione tanto ai mutamenti intervenuti nel mondo del lavoro, passando da una società rurale a una società industriale e infine a una società dell’informazione, quanto alle istanze della cittadinanza democratica. Nel pensiero e nell’azione di Luciano Lama (1921-1996) sussiste un fecondo «corto circuito», continuamente riemergente, tra il sindacato, le trasformazioni del lavoro e la «qualità» della democrazia repubblicana. Attraverso la sua vicenda è possibile ricongiungere la storia dell’«Italia del lavoro» alla storia della Repubblica, temi che negli studi risultano ancora troppo spesso separati. Per oltre un quarantennio Lama ha impersonato le sfide del mondo del lavoro nell’Italia del secondo dopoguerra.
Il dissenso nei confronti del fascismo fu un fenomeno ampio che coinvolse in profondità il mondo del lavoro. Il disagio dei ceti popolari si espresse attraverso molteplici forme di insofferenza, comportamenti di ribellione, talora dissenso aperto, favorendo, per ristrette minoranze. la scelta dell'antifascismo clandestino. Il continuum disagio-dissenso rimase per il regime un nodo irrisolto, malgrado l'avvio delle politiche sociali. Il sindacato corporativo costituì uno strumento importante della strategia fascista di legittimazione tra i lavoratori dopo che ebbe sistematicamente distrutto l'intera rete dell'associazionismo libero. I caso di Napoli, città di consolidate tradizioni industriali, è emblematico.
Una personalità del movimento operaio e socialista italiano, quale quella di Oreste Lizzadri, doveva essere degnamente ricordata nel centenario della fondazione della Cgil. Salvatore Pirastu, dirigente sindacale e studioso di storia sociale e politica del lavoro, si è assunto il compito di illustrare per la prima volta questa nobile figura, seppur per grandi linee, nel suo percorso politico e sindacale, cominciato da ragazzo agli albori della prima guerra mondiale, continuato nei lunghi anni dell’opposizione attiva al fascismo e nella lotta di liberazione, sviluppatosi poi nella direzione della confederazione, del partito e nell’attività parlamentare per quasi tre decenni dopo la liberazione dell’Italia.
Il libro narra le vicende storiche della sinistra sindacale, un’area eterogenea del sindacalismo italiano, trasversale alle tre principali Confederazioni, presente soprattutto in alcune categorie industriali e in alcune strutture territoriali, e portatrice di istanze radicali sia sul piano rivendicativo che organizzativo. La ricerca ricostruisce circa un ventennio di storia politica, economica, sociale e sindacale italiana, compreso tra i primi anni sessanta e la fine degli anni settanta, utilizzando un’ampia documentazione inedita d’archivio e un ricco materiale a stampa. Nel corso della sua parabola, la sinistra sindacale ha attraversato più fasi.
"Dalle pagine del libro emerge l’enorme patrimonio di valori comunitari, di culture antropologiche e professionali, di correnti ideali e politiche che questo comparto del mondo del lavoro ha espresso per oltre un secolo. La ricerca evidenzia inoltre il ruolo del sindacato nella definizione, nella difesa e nello sviluppo di un forte senso di appartenenza e di una radicata identità territoriale, fondata sui princìpi della giustizia sociale, dell’uguaglianza, della libertà: in sintesi sui princìpi della democrazia" (Sergio Cofferati). "L’antifascismo intransigente e le culture libertarie sono elementi ben presenti in questa ricerca, in considerazione del fatto che hanno fortemente influenzato la stessa vicenda sindacale.