Commento dati ISTAT Occupati e disoccupati Novembre 2019

Il dato ISTAT di Novembre su Occupati e disoccupati è positivo per i numeri complessivi degli occupati (successivamente verificheremo la qualità di questa occupazione) che crescono di 41 mila unità rispetto al mese precedente, con invece un calo degli indipendenti (-22 mila) e una crescita dei dipendenti (+63 mila fra permanenti e a termine).

Il tasso di occupazione raggiunge il 59,4%, il più alto nelle serie statistiche italiane ma decisamente basso nel confronto con la media europea.

Cresce –però- anche la disoccupazione (+12 mila). Si conferma, con il calo degli inattivi (-72 mila unità) la presenza dentro quest’area (ancora la più grande di tutta Europa) di una quota importante di disoccupazione non rilevata nei dati ufficiali, che si redistribuisce sia nella crescita degli occupati che dei disoccupati.

Il confronto su base trimestrale (quello più legato agli indicatori sull’andamento del ciclo economico) è più problematico. L’occupazione nel trimestre cresce solo di +18 mila unità, il dato della disoccupazione si attesta a + 7 mila e l’inattività cala di -59 mila unità.

Un’analisi più nel dettaglio rileva una crescita del tempo determinato su base trimestrale di + 36 mila unità (non si hanno dati sul part-time). Da gennaio, stabilmente, i tempi determinati, sono più di 3 milioni.

Per classi di età, rispetto ad ottobre, calano gli occupati tra i 15-24 anni e fra 35-49 anni, mentre crescono fra 25 -34 e fra gli over 50. A livello trimestrale l’andamento è simile. Su base annua, sono +296 mila gli occupati over 50, un dato da solo più alto della crescita totale degli occupati, mentre prosegue il preoccupante calo fra 35-49 anni che arriva a -128 mila unità.

Per un giudizio più complessivo mancano ancora dati per genere, collocazione geografica e numero di ore lavorate.

Rispetto alla stagnazione del ciclo economico, non si produce dunque un calo complessivo del numero degli occupati, ma una loro differente distribuzione ed un peggioramento della qualità dell’occupazione, con un prevedibile aumento del part-time involontario, una mancata crescita rispetto al periodo pre-crisi delle ore lavorate, e un utilizzo ampio e anche per periodi molto brevi del tempo determinato.

Fulvio Fammoni

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