Dollaro, debito e guerra

Data Evento: 
04 Giugno 2024

La lotta per l’egemonia comporta una competizione per il controllo delle industrie chiave, dello sviluppo delle tecnologie essenziali al progresso, dei corridoi di trasporto, delle maggiori banche e delle monete che vengono usate per gli scambi internazionali.

In questo quadro, il ruolo del dollaro è centrale nelle tensioni internazionali perché legato a doppio filo alla crescita abnorme del debito statunitense che serve a finanziare la relativa spesa pubblica e l’imponente macchina bellica.

Il dollaro è la valuta di scambio mondiale ed oggi, mentre gli Stati Uniti rappresentano circa il 15,5% del PIL mondiale (in termini di parità di potere d’acquisto), il dollaro è coinvolto nell’88% di tutte le transazioni valutarie internazionali e circa il 58% delle riserve mondiali è detenuto nella valuta statunitense. La diffusione globale del dollaro fa della Federal Reserve la banca centrale del mondo e l’ubiquità del dollaro conferisce inoltre un enorme potere al governo degli Stati Uniti.

Le sanzioni finanziarie statunitensi sono usate come un’arma politica molto potente ed hanno funzionato con paesi relativamente minori. Se gli Stati Uniti fanno un uso eccessivo dell’arma delle sanzioni possono erodere la fiducia nel dollaro e quindi, in ultima analisi, nella stessa fonte di potere americana: ed è quello che sta accadendo con una accelerazione data dalla guerra in Ucraina e le sanzioni contro la Russia.

Questo uso militarizzato del dollaro sta spingendo i paesi Brics a cercare, e spesso a trovare, nuove forme per gli scambi internazionali.

Inoltre, grazie alla centralità del dollaro gli Stati Uniti hanno potuto accumulare 30 trilioni di debito pubblico e 18 trilioni di dollari di debito netto con l'estero. Come può rimanere sostenibile questo debito se il ruolo del dollaro perdesse centralità?  Organizzazione e coordinamento  

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