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In ricordo di Foa (con Trentin), di Andrea Ranieri

C'è stata, il 24 ottobre 2008, prima dell'inizio dei lavori del convegno a Roma dedicato a Bruno Trentin, un omaggio a Vittorio Foa, appena scomparso. Ecco il testo dell'intervemto di Andrea Ranieri:

La cosa più straordinaria dei giorni passati è stato cogliere, in quasi tutti quelli a cui veniva annunciata la morte di Vittorio Foa, un senso di sorpresa, quasi di incredulità. Eppure era morto un uomo che aveva alla sue spalle quasi un secolo di vita, di cui tutti conoscevano le sempre più precarie condizioni di salute. Il fatto è che quell’uomo era stato per molti di noi un punto di riferimento fondamentale per pensare e immaginare il futuro, l’uomo che ti apriva prospettive nuove, anche quando tutte le strade sembravano bloccate, che produceva speranza quando il continuare a sperare sembrava una follia.

Agosti e il senso della lotta, di Bruno Ugolini

E’ Bruno Trentin che guarda se stesso sullo schermo. Come in uno specchio. E’ un Trentin che si emoziona, sorride, commenta. Siamo nel 1999. Ha i capelli bianchi, la barba, gli occhi raddolciti. Quello che appare sullo schermo contrapposto, è il Trentin degli anni Sessanta-Settanta, giovane, impetuoso. Il regista lo ha chiamato a rivedersi, a giudicarsi. Sono trascorsi cinquant’anni, ma non è cambiata la sua passione, la sua voglia di ragionare e convincere gli altri, la sua ricerca di un’utopia possibile. Per il mondo del lavoro innanzitutto. E’ Bruno Trentin che guarda se stesso sullo schermo. Come in uno specchio. E’ un Trentin che si emoziona, sorride, commenta. Siamo nel 1999. Ha i capelli bianchi, la barba, gli occhi raddolciti.

Una modernità da riscoprire, di Goffredo Bettini

Trentin fa parte di quella leva di giovanissimi, che fu chiamata all’impegno, come ricorda spesso Ingrao, spinti quasi a calci dalla storia. La guerra di Spagna vista con gli occhi di un bambino precoce; e poi l’invasione tedesca di tutta l’Europa, la codardia della monarchia italiana e il tallone di Hitler sulla patria; l’impegno del padre per la libertà ed i primi incontri con i grandi personaggi dell’antifascismo internazionale nei fugaci approcci che permetteva la clandestinità. Questo turbinio di emozioni portò Trentin a 17 anni, a scegliere la strada di combattente partigiano. Audace ed esperto.

Trentin fa parte di quella leva di giovanissimi, che fu chiamata all’impegno, come ricorda spesso Ingrao, spinti quasi a calci dalla storia.

Un altro riformismo, di Michele Magno

Pubblichiamo qui la prefazione al libro 'La libertà e il lavoro', curato da Michele Magno.


Quelli scontri con Amendola e altri, di Vittorio Foa e Andrea Ranieri

Un altro estratto dal volume curato da Michele Magno 'La libertà e il lavoro', antologia di scritti di Bruno Trentin. Comprende una conversazione con Vittorio Foa. Scrive nella premessa Andrea Ranieri:
 

Uomo del movimento e del rinnovamento, di Christina Ujma

 

Questo articolo, in lingua tedesca,  è apparso nell'edizione di novembre 2007 di 'Sozialismus'. L'autrice è Christina Ujma, dal 1994 docente universitaria al Department di European of di International Studies and al Loughborough University, Inghilterra. E' rintracciabile in Internet qui:
http://www.linksnet.de/artikel.php?id=3461

 

Erneuerung und Arbeiterbewegung

Nell'80 parlava della frammentazione, di Sandro Schmid

E’ come se Bruno Trentin fosse presente in mezzo a noi. Come nei suoi interventi più importanti, quando arriva sul palco davanti alla sede della CGIL lo accoglie un applauso interminabile di migliaia di persone vecchie e giovani. Poi, ascoltando le parole degli oratori, mi lascio andare. Seguo la voce dei ricordi, rivedo spezzoni di un film ricco di passioni ideali, di discussioni, di lotte, di entusiasmi alternati da delusioni. Con un’intera generazione di operai e una nuova leva di sindacalisti ho avuto il privilegio di vivere intensamente quel movimento a cavallo degli anni ’60 e ’70 che ha scosso il mondo. L’ultima grande utopia del ‘900 per cambiare la società e Bruno Trentin è stato un protagonista centrale di queste lotte.

L'innovatore permanente, Guglielmo Epifani

Bruno Trentin è stato un innovatore permanente, è stato un uomo che ha segnato molto anche la storia recente del sindacato. La Cgil di oggi affonda una parte delle sue radici nei cambiamenti dei primi anni Novanta, un periodo che segna la sua identità moderna, e Bruno Trentin è stato in questo un protagonista.

Ho avuto con lui i contatti più stretti quando divenne segretario generale ed io, con Sergio Cofferati e Alfiero Grandi, entrai in segreteria. Trentin non avrebbe voluto quell’incarico, il periodo era difficile, ma dopo Pizzinato era lui il sindacalista di maggior prestigio. Accettò per senso di responsabilità.

UN OMAGGIO A BRUNO TRENTIN: INTELLETTUALE, MILITANTE, SINDACALISTA

Il 22 agosto del 2007 si è spento a Roma Bruno Trentin, storico dirigente del movimento sindacale italiano e internazionale, nelle cui fila aveva cominciato a militare sin da giovanissimo, durante gli anni dell’apprendistato anti-fascista, trascorsi nell’esilio francese, in cui si era rifugiata la sua famiglia, e dove era nato – a Pavie – nel 1926. Da un anno ormai viveva in condizioni estremamente critiche, da quando l’estate prima – sui sentieri delle sua amatissime Dolomiti – era incorso in un brutto incidente con la bicicletta e dal quale non si era più del tutto ripreso. Con lui se ne va una delle figure più autorevoli e affascinanti del sindacalismo europeo; un protagonista assoluto del suo tempo e leader di tante battaglie del movimento operaio, non soltanto italiano.

Non solo gli anni 90, Tonino Lettieri

Antonio Lettieri è entrato a far parte dell'ufficio studi della Cgil quando Bruno Trentin era ormai passato alla Fiom. Lo ha poi raggiunto e negli «anni di Trentin» è stato nella segreteria di Fiom, di Flm e infine di Cgil. Nell'onorare Trentin, si è trascurato paradossalmente il sindacalista. Che sindacalista era?
Bruno Trentin è stato innanzitutto un sindacalista vero. Ha trascorso oltre quaranta anni in ruoli diversi partendo, giovanissimo, dall'Ufficio studi della Cgil, fino a diventarne segretario generale, passando per la direzione della Fiom e dell'Flm... Quando uno storico del sindacato ne avrà l'occasione e la voglia, dovrà ricostruire la storia intellettuale e politica che fa di Trentin uno dei principali artefici del paradigma sindacale e del modello di relazioni industriali del nostro paese.

L'ossessione dell'unità, di Iginio Ariemma e Carlo Ghezzi

Il seminario indetto a Parma il 14 febbraio 2008 era dedicato al pensiero di Trentin a proposito dei problemi dell'unità sindacale. Pubblichiamo qui il testo della relazione di Iginio Ariemma e delle conclusioni di Carlo Ghezzi.L’unità sindacale è sicuramente uno dei temi centrali della riflessione di Bruno Trentin, e della sua iniziativa e della sua azione.

Una bibliografia ragionata dalla Cgil di Bergamo

A cura di Eugenia Valtulina (Biblioteca “Di Vittorio)

I libri di Bruno Trentin

“Proprio dalla vivida descrizione della situazione sociale a Sarnico negli anni ’60 [...] è difficile sfuggire all’impressione, per dirla con Brecht, che “il ventre è ancora fecondo” e che può ancora provocare nuove fratture e nuovi lutti anche se magari si natura assai diversi da quelli che hanno portato alla morte di Mario Savoldi. “Il ventre è ancora fecondo” se di fronte ad una lunga fase di passaggio e di profonda trasformazione delle strutture economiche, degli assetti societari, dei sistemi di relazione, contrattuali e civili, come quella che attraversiamo in questi anni di tramonto del fordismo, la società civile e le pubbliche istituzioni non si dimostreranno capaci di governare il cambiamento con nuove regole, con la sanzione di nuovi diritti e di nuove responsabilità. Il rischio che si ripetano situazioni di capitalismo selvaggio, di sottosalario, di sfruttamento della manodopera giovanile, di occupazioni precarie sottoposte al volere dispotico dell’imprenditore e che, in questo clima di ‘legge della giungla’, anche gli animi, le culture della vita quotidiana si imbarbariscano ed esprimano, innanzitutto, una sete di potere e di guadagno o, all’opposto, di sopravvivenza ad oagni costo è un rischio tutt’altro che ipotetico”
Bruno Trentin, dalla Prefazione a Cronaca di una serrata. I fatti di Sarnico (maggio 1961), di Carlo Simoncini, Quaderni della Biblioteca “Di Vittorio”, 1997

Bruno che sapeva parlare agli operai, Intervista a Cesare Damiano

Nel suo ufficio, ministro Damiano, ha portato solo due foto, una la ritrae con Bruno Trentin.
«Si, sono foto che mi seguono nei vari traslochi. Un’immagine di un corteo di Mirafiori, del 1975; l’altra mi ritrae con Bruno Trentin. Era il 1991, Bruno era venuto per la celebrazione del centenario della Camera del lavoro di Torino. Sono immagini che mi riportano a una situazione che vivo sempre con commozione, e mi riportano a Bruno Trentin, come persona, come dirigente sindacale di altissimo profilo, un maestro per tutti noi».


Qual è stata la sua lezione?

Maestro (incompreso) di concretezza, Andrea Ranieri

Bruno Trentin è stato, negli ultimi anni della sua vita, un uomo solo. Mi perdoneranno i suo amici, quelli che con lui hanno condiviso in questi anni idee e battaglie politiche, la brutalità di questa affermazione. Ma sono certo che la capiranno più di tutti gli altri.

E’ stato solo rispetto alle modalità più correnti della politica, solo rispetto al dibattito mediatico, solo rispetto ai luoghi dove si decideva.
Mi chiedo se questa sua solitudine dipendesse dal fatto che le sue idee erano invecchiate, dal suo carattere “antico”, o se la sua solitudine non fosse essa stessa un segnale del distaccarsi del dibattito politico dai problemi reali del Paese e da quelli delle persone. Dilemma non da poco, specie quando si costruisce un nuovo soggetto che alla crisi della politica vorrebbe dare una risposta.

Il paradosso che continua, Renato D'Agostini

Se una fattucchiera gli avesse detto: morirai per una caduta dalla bicicletta lui avrebbe riso, a modo suo, guardandola con ironia. Come di fronte a un qualsiasi paradosso. Pensieri che si agitano confusi davanti al feretro di Bruno Trentin in quel palazzo di Corso Italia, a Roma, dove ha passato buona parte della sua vita. E viene da sorridere perché Trentin amava i paradossi. Un dono di famiglia. Un giorno ad Auch, in Guascogna dove la famiglia viveva nei primi anni '30 del Secolo breve, Emilio Lussu accompagnò la madre Beppa a prenderlo a scuola: 'Bruno (aveva 6-7 anni) , un po’ imbarazzato , disse alla madre che per una serie di fatti particolari di cui non ricordo più la natura, era stato il terz'ultimo della classe.

Eguaglianza, Riccardo Terzi

Sono stato recentemente, meno di due anni fa, con Bruno Trentin a Barcellona, per la presentazione di un libro in lingua catalana a lui dedicato, con una sua raccolta di scritti e con un saggio lucido e appassionato di un dirigente delle Comisiones Obreras, Josè Luis Lopez Bulla. È l’ultimo ricordo che io ho di Trentin, e l’episodio mi pare indicativo, perché lì ho potuto direttamente verificare il prestigio e la considerazione di cui egli godeva a livello internazionale, essendo un punto di riferimento molto importante non solo per il movimento sindacale, ma per tutta la cultura della sinistra europea.

Un punto di riferimento, Sergio Cofferati

Per i sindacalisti della mia generazione Bruno Trentin è stato un costante punto di riferimento, da quando era segretario generale della Fiom nella stagione dei consigli, da lui fortemente voluta, fino a quando accettò di di dirigere la Cgil in un momento di grande difficoltà per l’organizzazione. Fu un punto di riferimento anche per chi veniva da esperienze e da categorie diverse dalla sua.


Quando diventai segretario generale dei chimici Bruno era già da tempo passato alla segreteria confederale. Nella cultura sindacale dell’industria di quegli anni l’esperienza dei metalmeccanici era davvero lontana da quella dei chimici. Tuttavia il rispetto che la mia categoria, tradizionalmente moderata, nutriva nei confronti di Bruno era rilevantissimo.

Nel flusso del cambiamento, Bruno Roscani

No, non voglio con questo mio scritto ripercorrere la storia politico-sindacale di Bruno Trentin nei suoi rapporti tra sapere e lavoro, tra scuola, università e ricerca e i processi di emancipazione del lavoro e nel lavoro.


E’ già stato tutto scritto nei suoi libri, nei suoi atti e documenti ufficiali della sua lunga militanza politica e sindacale nella Cgil e nel Partito d’azione prima e poi nel Pci. Il tutto mirabilmente condensato nel discorso da lui svolto presso l’Università in occasione della consegna della laurea honoris causa (opportunamente ripubblicato in questi giorni nel sito FLC). E molti dirigenti a lui vicino potranno meglio di me fare “memoria storica” del suo grande apporto alla storia della democrazia nel nostro paese.

Di lui avremmo oggi gran bisogno, Alfredo Reichlin

Ascoltando in questi giorni tante voci e partecipando al travaglio di una sinistra che vuole uscire dai vecchi confini per costruire una forza nuova capace di ridare al paese un futuro ho molto pensato a Bruno Trentin. Bruno protagonista della storia profonda dell’Italia repubblicana.

I nostri anni alla Fiom, Pio Galli

Il cuore di un generoso e determinato combattente per i diritti dei lavoratori e per le libertà si è spento per sempre. Bruno Trentin è morto dopo tante sofferenze e la ferale notizia mi ha colpito profondamente. A Trentin ero legato da una fraterna amicizia, oltre che da una militanza politica comune.

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