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Belluno, una serata con Luca Mercalli, l’iniziativa della Camera del lavoro Cgil e della Fondazione Di Vittorio

Belluno, una serata con Luca Mercalli, l’iniziativa della Camera del lavoro Cgil e della Fondazione Di Vittorio

Una serata con Luca Mercalli, il pianeta, la montagna, le Olimpiadi, la salute e la sicurezza di chi lavora: questo il titolo scelto dalla Camera del lavoro di Belluno e dalla Fondazione Di Vittorio, per una iniziativa pubblica nata nell’ambito del progetto “La Via maestra”, che raccoglie la partecipazione di molte associazioni. La serata, sia pure sconvolta dal maltempo, ha comunque raccolto l’attenzione di centinaia di persone, ed ha visto protagonisti del dibattito non solo il climatologo Luca Mercalli, ma anche esponenti della Rete degli studenti medi, del Cnr, di Italia Nostra, di Libera e del Pd. Non potevano ovviamente mancare gli interventi della Cgil di Belluno, con l’introduzione di Alberto Chiesura e il racconto-testimonianza del docente della Flc Luca Da Damos.

Le questioni sul tappeto erano tante e tutte pregnanti, come pure si evince dal titolo della serata: dal cambiamento climatico al progressivo depauperamento delle zone montuose (tuttavia investite dagli appetiti della speculazione immobiliare e non solo), dall’impegno della comunità scientifica alle difficoltà di docenti e studenti, i quali vedono ridursi sempre di più gli spazi per il diritto allo studio. Insomma, si è parlato della condizione umana in una delle zone più belle d’Italia e d’Europa, quale metafora viva di una situazione più generale, planetaria, che costringe tutti a una piena consapevolezza su quanto sta accadendo e accadrà in un futuro non lontano.

“Non c’è più tempo”, ha incalzato infatti Luca Mercalli, con la sagacia argomentativa di chi il cambiamento climatico lo studia ormai da decenni. “Il riscaldamento climatico è un fatto incontrovertibile”, ha precisato Mercalli, “i ghiacciai si stanno ritirando, e chi lo nega dice il falso, anche se riesce a ottenere l’attenzione dei media, per indurre nell’opinione pubblica l’errata convinzione di una comunità scientifica divisa”. Quest’ultimo è un tema rilevante, sul quale è intervenuto anche il ricercatore del Cnr Jacopo Gabrieli, che si occupa proprio dell’analisi ravvicinata dei ghiacciai. Sia Gabrieli che Mercalli, in dialogo tra loro, hanno confermato che far credere all’opinione pubblica che la comunità scientifica sia divisa, sul cambiamento climatico e sui pericoli per la condizione umana che ne derivano, non è altro che una strategia comunicativa di una esigua ma potente minoranza che ottiene la complicità dei media. Occorre invece – ed è su questo che entrambi hanno molto insistito - parametrare un’analoga strategia per indurre i media a dire la verità sul clima e non solo, senza indulgere ad ospitate di negazionisti per un malinteso senso della par condicio scientifica.

Ne è emerso un grande interrogativo, insieme filosofico, politico, culturale, perfino sindacale: come argomentare e rendere pubblica la verità scientifica nel mondo mediaticamente complesso e invaso da vecchie e nuove tecnologie e forme di comunicazione? Su questo punto, ovvero sulla autorevolezza dello scienziato, Mercalli è stato puntuale: “se io in questa sala dicessi che un Buco Nero è costituito da cioccolato, un astrofisico mi prenderebbe per matto. Ma se io affermo con dati e analisi incontrovertibili che il cambiamento climatico c’è e ha bisogno di una risposta, subito, perché il tempo è scarso, ecco che avanza il negazionista di turno che punta a screditare il mio, e il nostro lavoro, di scienziati del clima. Ma in realtà”, aggiunge Mercalli, “la questione è ben più ampia e riguarda il mutamento imprescindibile e necessario dei nostri stili di vita, dei nostri consumi, dei nostri sistemi produttivi, dell’intero sistema di gestione dell’energia. Su questo si gioca una guerra tra interessi contrapposti, tanto nell’economia quanto nella politica. Cambiare stili di vita e di consumi, cambiare assetti produttivi: lo diciamo ormai dagli anni Settanta ma poco o nulla è cambiato. Si è perso del tempo prezioso, e il tempo delle decisioni è fattore decisivo per le condizioni del pianeta, e per la condizione umana in generale nel futuro immediato. Penso a quante vittime sta già mietendo il calore estremo, e a quante ne produrrà tra qualche anno. E ciò ricade inevitabilmente sulle condizioni di lavoro. E penso anche al destino dei nostri mari, la cui temperatura sta salendo velocemente e pericolosamente. Insomma, noi scienziati l’allarme lo lanciamo ogni giorno. Si tratta dunque di raccoglierlo. E bene fa la Cgil a riportare sempre e di nuovo la questione al centro del dibattito pubblico, insieme alle altre associazioni che ne condividono le iniziative”.

E qui torna in campo la grande, enorme, questione dell’educazione all’ambiente, scartata dal ministro dell’Istruzione Valditara dalle linee guida e dagli orientamenti per l’insegnamento della Educazione civica. La testimonianza del professor Da Damos, della Flc Cgil, è stata illuminante, poiché ha raccontato di come elementi di negazionismo stiano pericolosamente attraversando anche segmenti delle nuove generazioni di studenti, che certo pongono domande, ma dubitano che il cambiamento climatico possa determinare in loro la consapevolezza necessaria dei rischi. E si oppongono al cambiamento proposto da Mercalli del proprio stile di vita e di consumo. Anche su questo tema è stato gettato l’allarme, puntando molto sul pessimismo e talvolta sul nichilismo che attraversano le nuove generazioni, al punto che l’esponente della Rete degli studenti medi, Serena De Marchi, ha constatato amaramente che “i Fridays for future sono morti”, suscitando la reazione di Luca Mercalli, il quale non ha alcuna intenzione di lasciare le nuove generazioni nelle mani di negazionisti e nichilisti. “Questo mondo lo cambiamo e lo salviamo assieme”, ha assicurato Luca Mercalli, “nessuno si senta escluso dall’impegno che ci attende, giovani e anziani, scienziati e giornalisti, professori e sindacati. Questo è il messaggio che anche da Belluno può essere indirizzato qui ed ora, grazie alla Cgil e alla Fondazione Di Vittorio che hanno voluto, una volta ancora, far sentire la voce del pianeta che soffre”.    

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