Panatica e libertà: fermi al primo approdo. 1959: "Lo sciopero mondiale dei marittimi italiani"
Lo sciopero dei marittimi di cinquant’anni fa è ignorato. Anche dagli storici. Eppure è stato un grande sciopero mondiale. L’unico che, partito dall’Italia, ha avuto come palcoscenico l’intero pianeta, i porti dei cinque continenti e tutti i grandi mari, e che ha visto la partecipazione di 118 navi di cui più della metà in porti stranieri, dove quasi ovunque ha incontrato la solidarietà non soltanto delle marinerie locali, ma anche della popolazione. Le navi si fermarono al primo approdo – questa la parola d’ordine –, oltre che in tutti i porti italiani, nelle Americhe, in Africa, in Asia e in Oceania. In Europa lo sciopero avvenne nei porti di Las Palmas e Barcellona, Marsiglia e Nizza, Anversa e Atene. Lo sciopero, durato 40 giorni, venne organizzato per il rinnovo del contratto, vecchio di 28 anni, e il riconoscimento del sindacato sulle navi, del diritto di sciopero e di contrattazione. Ebbe un’importanza storica e fu «parte integrante, per certi versi anticipatrice – scrive Iginio Ariemma nella presentazione – di quel moto di popolo che pose fine agli anni cinquanta» e che determinò, con la caduta del Governo Tambroni, la conclusione della stagione politica del centrismo, che durava da oltre un decennio e che si era caratterizzata per la repressione del movimento dei lavoratori. Alla fine di quel viaggio, ricco di incognite ma affascinante, i lavoratori marittimi tornarono a bordo delle navi «come uomini liberi».
Ediesse