Messa per un non credente
«Un non credente che merita il Paradiso», un piccolo miracolo. Può succedere anche questo, un lunedì pomeriggio nel cuore della Capitale, nell'antichissima basilica di Santa Maria in Trastevere. A un mese dalla morte di Bruno Trentin, per lunghi anni leader della Cgil, una messa è stata celebrata dal cardinale Achille Silvestrini e dal parroco don Matteo. L'annuncio della vedova, Marcelle Padovani, sabato, ha riempito la basilica di tantissimi non credenti, come Trentin. Nessuna conversione in articulo mortis, dunque. Nessun ripensamento sul funerale laico. Come ha detto nel suo ricordo finale proprio la Padovani.
Eppure a tutti il cardinale ha ricordato che quando un'anima si presenta davanti a Dio, Dio non chiede qual è stata la sua professione di fede, chiede che cosa hai fatto nella vita. Un esame cui Trentin — dice Silvestrini — ha potuto rispondere a testa alta. «Un'omelia straordinaria» sostiene la figlia, Antonella Trentin. «Molti di noi — ha scritto su
Liberazione, Rina Gagliardi — hanno comunque voluto essere presenti, vincendo una qualche perplessità... Ma quando la Messa, bellissima, è finita, quelle perplessità erano volate via. Molto meglio della freddezza burocratica con cui la Cgil ha organizzato il funerale». E Europa ne trae spunto per trovare le radici di «una ragion pubblica», in cui l'incontro avvenga «sul terreno dei fatti». «È stato un gesto di generosità, amicizia e totale rispetto, organizzato da don Matteo, tra due persone, mio padre e il parroco, che si stimavano molto e che parlavano tanto incontrandosi in quella piazza dove mio padre abitava proprio davanti alla chiesa» conclude Antonella.
Insomma, «una storia di valori comuni e di incontro tra persone eccezionali».
«Della nostra parrocchia — afferma il parroco — Trentin apprezzava l'impegno a favore dei poveri, degli immigrati, stimava moltissimo la Comunità di Sant'Egidio ». Alla fine, dopo le arie sacre, l'organo ha suonato (piaceva tanto a Trentin)
'Je ne regrette rien' di Edith Piaf.
«Dio giudica le opere, non la nostra dottrina»
Cardinale Silvestrini, perché una messa per un non credente?
« Una messa di ricordo, di preghiera e di richiesta a Dio di misericordia. La Chiesa prega per tutti «Sì, le ho scelte insieme con don Matteo, il parroco, non era quello il Vangelo del messale del giorno».
«Perché ho voluto ricordare che come scrive l'evangelista, il giudizio finale di Cristo non sarà fatto sulla dottrina, su quale è stata la professione di fede di ognuno, ma sulle azioni che ciascuno ha compiuto nella sua vita. Cristo domanda se hai dato da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, in particolare se sei stato d'aiuto nei confronti dei fratelli più 'piccoli'. I giusti, dice il Vangelo, non si rendono neppure conto di aver agito nei confronti di Gesù, eppure Gesù dice loro: 'Venite benedetti dal Padre mio'».
«Penso proprio di sì. Lo avevo conosciuto alcuni anni fa al collegio universitario di cui sono presidente, Villa Nazareth, da lì era nata la nostra amicizia, anche se lui non era credente».
(dal 'Corriere della sera')