Commento dati ISTAT PIL 2018

La crescita del PIL nel 2018 si conferma inferiore a quanto previsto, fermandosi ad un +0,9%.

Questo rallentamento dell’economia è particolarmente preoccupante per un Paese che già cresceva meno della media europea e per le specifiche dinamiche che portano a questo calo.

La bassa domanda interna e il rallentamento delle esportazioni sono due dei principali problemi che l’ISTAT evidenzia. Quest’ultimo fattore è molto significativo per un paese manifatturiero come l’Italia che, sulle esportazioni, ha basato buona parte della crescita negli ultimi anni.

In questo ambito, la decrescita negli ultimi due trimestri del 2018 è particolarmente preoccupante anche per l’anno in corso, che parte già con un handicap acquisito, dal difficile recupero.

Le dinamiche dell’economia mondiale ed europea, in rallentamento, non promettono scenari positivi per le nostre esportazioni (al netto dell’andamento dei contenziosi in atto sui dazi, Brexit, ecc.).

La timida ripresa dei redditi e delle retribuzioni lorde da lavoro dipendente non avrà, se non consolidata nei prossimi anni, una ricaduta consistente sui consumi anche perché si conferma l’altissimo livello di pressione fiscale.

Le misure annunciate dal Governo prevedono effetti, vedremo quanti e quali, solo nella seconda parte dell’anno e quindi, difficilmente in grado di ribaltare il calo che probabilmente nei primi sei mesi del 2019 verrà acquisito.

Dalle tabelle ISTAT emerge l’esigenza di puntare sugli investimenti come vero fattore di sviluppo (peraltro la maggiore crescita degli ultimi anni è nel settore dei mezzi di trasporto che già nel 2018 vede un calo che prevedibilmente si trasferirà all’anno in corso), ma di questo, al momento attuale, c’è scarsa traccia, sia per investimenti privati che pubblici.

Fulvio Fammoni

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