QUALE RESILIENZA NEL CLIMATE CHANGE?

A Sharm el Sheikh, la Conferenza delle Parti 27 (COP27) è stata appena inaugurata con le parole tuonanti del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres: “serve un Patto di solidarietà climatica fra Stati ricchi e Stati emergenti o sarà suicidio collettivo”. La resilienza o, come la definisce il Premier italiano nel suo intervento, la “giusta” transizione, non può prevedere sconti, greenwashing o negazionismi, ma fa leva su processi di negozialità e generatività sociale.

La Fondazione Di Vittorio (ex IRES nazionale), attraverso ricerche-azioni e più di 85 pubblicazioni italiane e internazionali, segue il dibattito sui cambiamenti climatici fin dalla COP 3, nel 1997, che ha promosso il trattato, noto come Protocollo di Kyoto, entrato in vigore il 16 febbraio 2005. Con ricerche sull’economia dei cicli chiusi e sulla produzione come “atto territorializzato”, fin da allora, abbiamo messo cioè in discussione i tradizionali modelli di crescita economica con analisi basate sulla resilienza territoriale e sulla chiusura dei cicli dei materiali e delle risorse.

Nel tempo, abbiamo messo in discussione anche lo stesso concetto di resilienza, troppe volte inteso come performance misurabile, omeostatica, evidenziandone invece la dimensione di capacitazione (Nussbaum, Sen 1993), come rafforzamento di processi di “resilienza trasformativa”.

La resilienza non può, dunque, essere considerata un “esito stabile”, ma un processo innovativo e adattativo dalla “doppia elica”: asseconda, valorizza ciò che già esiste "in" un territorio e "tra" comunità biotiche e abiotiche locali - le conoscenze tacite (Polany, 1966), le soluzioni adottate, le devianze positive (Zeitlin, M., Ghassemi, H., and Mansour, M. 1990) - e, contestualmente, sviluppa e trasforma.

Una delle definizioni di resilienza a cui negli anni abbiamo contribuito, si riferisce a un volume Routledge curato da A. Palovita, M. Järvelä dell’università finlandese di Jyväskylä:
Battaglini E., Babovic M., Bogdanov N. (2016). “Framing Resilience in relation to Territorialisation”. In Climate adaptation, policy and food supply chain management in Europe, London, Routledge, pp. 119-131. ISBN: 978-13-15757-72-8
 

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