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LANDINI E L’UNITÀ SINDACALE NEL NOME DI PORTELLA

Ieri la Cgil ha organizzato, nella sua sede di corso d’Italia a Roma, un incontro per discutere sul libro che ho recentemente pubblicato sulle ragioni per cui il massacro di Portella della Ginestra fu una strage di Stato. In quel contesto emerse il ruolo del movimento contadino e del sindacato che quelle lotte condusse con determinazione affrontando non solo gli agrari ma la mafia e il mondo politico che difendeva il vecchio assetto feudale. La strage di Portella fu un tentativo di intimorire quel movimento che aveva provocato anche in Sicilia un mutamento politico.

I fatti si svolgono nel 1947. Il 20 aprile di quell’anno c’erano state le prime elezioni regionali che segnarono un significativo successo delle sinistre unite ed il Primo Maggio si consumò la strage. In quel 1947, l’anno in cui fui eletto segretario regionale della Cgil, c’era l’unità sindacale. Cioè, nella Cgil c’erano i sindacalisti cattolici democristiani di Pastore e Rapelli (poi con la scissione costituirono la Cisl), i dirigenti socialdemocratici e repubblicani, come Canini, che costituirono la Uil.

A discutere sul libro ieri c’erano Maurizio Landini, segretario della Cgil, il professor Adolfo Pepe della Fondazione Di Vittorio e il segretario di quella Fondazione Carlo Ghezzi cui è toccato introdurre il dibattito con accenti interessanti. Presente, anche, un folto gruppo di dirigenti della Cgil. Ne parlo perché Landini nel suo intervento, tra tante altre cose interessanti, ha affrontato il tema dell’unità sindacale, argomento che più volte ho trattato anche su questo spazio.

Ho voluto ricordare che nel 1947 c’era l’unità sindacale e che, adesso, la Cisl e la Uil dovrebbero ricordare, al pari della Cgil, il giorno della strage di Portella della Ginestra. Landini ha fatto presente che, adesso, non ci sono più i partiti che fecero la Costituzione e segnarono la vita politica sino al 1990 condizionando, nel bene e nel male, anche il ruolo del sindacato. Oggi, ha aggiunto, non c’è più la Guerra fredda, non ci sono più le motivazioni politiche che influirono a determinare la scissione sindacale. Landini ha sollevato il tema per dire che occorre aprire un dibattito e, possibilmente un processo che possa avviare l’unità sindacale e fare del sindacato una forza decisiva nel difficile momento politico che il Paese attraversa.

Se nel sindacato si aprisse una serena e costruttiva discussione su questo tema sarebbe veramente un primo, grande passo verso un nuovo contesto sociale e politico in Italia. Vediamo e speriamo.

L'articolo di Emanuele Macaluso è tratto dalla pagina Facebook  "EM.MA in corsivo."