SVILUPPO LOCALE O COMMUNITY-LED LOCAL DEVELOPMENT?

Logiche progettuali binarie o multimodali? Resilienza territoriale come performance o trasformativa?

Nel dibattito scientifico dei Regional Studies, la territorialità viene spesso osservata (e, nelle progettazioni, agita) come un aggregato di elementi eterogenei che concorrono sequenzialmente a preservare, o distruggere, gli equilibri del sistema ecologico in costante evoluzione. La complessità che connota le interconnessioni fra le dinamiche di tipo ambientale e quelle di tipo sociale, viene quindi affrontata avvalendosi di indicatori come le pratiche materiali o istituzionali che difficilmente danno conto della trama interscalare delle relazioni territoriali, del capitale semantico, cioè della cornice di direzione e senso all’interno della quale l’azione sociale si sviluppa in interazione con la caratterizzazione dell’heritage locale (Battaglini, 2020). Detto in altre parole, la sola agentività umana (human agency), nella cui concettualizzazione ancora echeggiano idee antropocentriche, non consente di cogliere, né di definire, ciò che dà direzione e senso alle relazioni "tra" gli attori sociali e "con" l’Altro da sé che è la Natura, l’ambiente naturale e costruito, e assume connotazioni specifiche nei diversi ecosistemi locali di riferimento.

Per l’upscaling istituzionale di pratiche di innovazione socioterritoriale è necessario “ascoltare” i bisogni socioterritoriali e saperli “riconoscere”. Sono questi concetti a fare la differenza nella progettazione partecipata.

È stato pubblicato il volume Sentieri di acqua e pietra. Riflessioni su un modello di valorizzazione del territorio a base culturale, a cura di F. Barca e S. Meurer. Elena Battaglini, responsabile dell’unità di ricerca “Economia Territoriale”, attraverso uno studio di caso condotto nel molisano, vi ha contribuito con un capitolo dedicato a questi temi.

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