QUALE ECONOMIA NELLA TRANSIZIONE DIGITALE?

La riduzione della vita a mero fatto economico indica la punta dell'iceberg e non il nodo: il destino della specie. Nonché riduce la persona a consumatore, senza riuscire a guardarlo come abitante e cittadino. Forse è proprio il pensiero riduzionista, sotteso all’economia mainstream, che ostacola la transizione da modelli basati su deficit d'informazione, a processi consapevoli del valore della co-produzione di conoscenze per far fronte a crisi ambientali e sociali complesse.

Il riduzionismo in economia è forse esito dei bias del principio NOMA (Non Overlapping Magisteria)?

Introdotto, nel 1829, da Richard Whately, influente economista dell'Università di Oxford, questo principio diventa il manifesto di una disciplina che ambisce ad acquisire statuto scientifico rescindendo ogni collegamento dalla sfera dell’etica e da quello della politica. Gli effetti del passaggio da una politica come regno dei fini, in cui l’etica è il regno dei valori, e l’economia è il regno dei mezzi, all’inversione radicale di ruoli per cui l’economia, oggi, sia diventata il regno dei fini e la politica il regno dei mezzi, sono almeno riassumibili nelle difficoltà a costruire modelli di ricerca robusti in cui si integrino le diverse dimensioni dello sviluppo: quella ambientale, economica, sociale e culturale in specifici contesti spazio-temporali.

Quale economia nella transizione digitale, dunque? Quella che parte dalle comunità. Nelle comunità, infatti, risiede una forza che permette alla democrazia di prendere forme nuove e di rigenerarsi in continuazione. Ascoltare le comunità, spendere del tempo per comprendere il loro lessico, le loro regole, la loro cultura è una condizione per passare dai progetti, alle pratiche, dalle pratiche ai programmi, dai programmi alle policies replicabili. Solo le politiche pubbliche, possono nutrire la politica di nuovi contenuti e di nuove prospettive, permettendole di spostarsi dalla lotta per il potere alla lotta per il cambiamento.

Le regole attraverso cui la forza delle comunità si struttura non sono sempre uguali. La transizione che stiamo vivendo verso il Web3 (parole-chiave: blockchain, Decentralized Autonomous Organization-DAO, smart contracts) che stanno permettendo la transizione da regimi proprietari di dati, algoritmi e conoscenze, a dispositivi di accesso.

Se ne parlerà il prossimo martedì 18 ottobre alle 17, nel corso di una Tavola Rotonda organizzata dal Caffè della Scienza, a Livorno, presso la Biblioteca Labronica "F.D. Guerrazzi" (Viale della Lìbertà n°30).

Elena Battaglini, Responsabile dell’Unità di ricerca “Economia territoriale”, interverrà sul tema riferendosi alla piattaforma territoriale di circular-economy in blockchain che la Fondazione Di Vittorio ha progettato per un bando PNRR, in un territorio della nostra Italia interna.
 

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