Roma

ARCHIVIO STORICO CGIL NAZIONALE

 

 

In Italia, la tradizione del Primo maggio si intreccia storicamente con le lotte operaie per la riduzione della giornata lavorativa a otto ore, la regolamentazione del lavoro delle donne e dei fanciulli, il miglioramento salariale, i contratti di lavoro, la legalizzazione dello sciopero.

Il fascismo abolirà - nel 1923 - la ricorrenza, preferendo una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma.

All’indomani della Liberazione, il Primo maggio 1945, giovani che non hanno memoria della Festa del lavoro e anziani si ritrovano, insieme, nelle piazze di tutta Italia (LEGGI: https://www.rassegna.it/articoli/1945-indimenticabile-quel-primo-maggio).

Appena due anni dopo, nel 1947, il Primo maggio sarà segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove moriranno per mano degli uomini del bandito Giuliano 11 persone, tra le quali anche bambini (LEGGI: Emanuele Macaluso: “Proprietà terriera, baronaggio, mafia e potere politico decisero di utilizzare la banda Giuliano a difesa dei propri interessi” (https://www.rassegna.it/articoli/quella-strage-di-lavoratori-voluta-dai-...); L’eccidio del 1947 negli Archivi della Cgil (https://www.rassegna.it/articoli/il-ricordo-della-strage-negli-archivi-d...); Di Vittorio, il segretario che si prese cura del ragazzo orfano (http://lacgilnelnovecento.blogspot.com/2017/04/di-vittorio-il-segretario...).

Il Primo maggio successivo, quello del 1948, è l’ultimo celebrato unitariamente: poco più di due mesi più tardi l’attentato a Palmiro Togliatti decreterà la fine della esperienza unitaria (LEGGI: https://www.rassegna.it/articoli/1948-lattentato-a-togliatti-nelle-carte...).

Da quel momento, si apre una lunga stagione di feste del lavoro separate che terminerà solo vent’anni dopo, a partire dal 1970 (LEGGI Gli speciali unitari per la Festa del Lavoro 1971-1983: https://www.rassegna.it/articoli/il-primo-maggio-in-copertina).

Il Primo maggio del 1984, il primo dopo la rottura di San Valentino, Cgil, Cisl e Uil si separano di nuovo, ma a partire dal 1986, riprendono la tradizione unitaria per i festeggiamenti della Festa del lavoro, scegliendo ogni anno un tema specifico cui dedicare l’evento e un luogo nel quale riunirsi. A causa del perdurare dell’emergenza sanitaria per il Coronavirus, Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di sospendere ufficialmente la manifestazione nazionale del Primo maggio prevista quest’anno a Padova e il Concerto di Piazza San Giovanni a Roma.

Ma non sarà il virus ad impedirci di celebrare la nostra festa.

“Lavoro in Sicurezza: per Costruire il Futuro” è lo slogan che Cgil, Cisl e Uil hanno scelto quest’anno per la giornata.

Due gli appuntamenti previsti: uno speciale del Tg3 con i leader sindacali Landini, Furlan e Barbagallo sui temi del lavoro, della ripresa produttiva e dell’emergenza sanitaria e l’evento musicale promosso dai sindacati e realizzato dalla Rai con collegamenti a distanza, riflessioni e testimonianze, cui si somma la mostra virtuale dei nostri archivi ed il sito internet a lei dedicato.

Le foto riprodotte all’interno di questa pagina sono di proprietà dell’Archivio storico CGIL nazionale (per consultare l’Archivio fotografico della Confederazione clicca qui:  http://151.1.148.212/cgilfotografico/HapConsole.aspx?AspxAutoDetedtCooki... saperne di più qui: https://rivista.clionet.it/vol2/societa-e-cultura/archivi_vivi/romeo-la-...).

E’ a disposizione degli studiosi l’inventario delle carte fino al 1986 (sono disponibili, in file digitalizzato allegato alla scheda documento, tutti i verbali e tutte le circolari confederali dal 1944 al 1986 - NAVIGA:  http://151.1.148.212/cgil/(X(1)S(ryvaq345ypw3yb55nqOzqm3w))/HapConsole.aspx?AspxAutoDetectCookieSupport=1     ; APPROFONDISCI: http://www.ilmondodegliarchivi.org/rubriche/gli-archivi-si-raccontano/38...).

I video dell'Archivio sono conservati presso l'Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, partner della Cgil nazionale dal 1986 (LEGGI: https://www.rassegna.it/articoli/cgil-e-aamod-unamicizia-che-viene-da-lo...).

Per saperne di più visita La CGIL nel Novecento. Il Blog (NAVIGA: http://lacgilnelnovecento.blogspot.com).

DIDASCALIE FOTO

Primo maggio, Napoli 1953 © Archivio storico CGIL nazionale

Primo maggio, Bologna 1958 © Archivio storico CGIL nazionale

Primo maggio 1976 © Archivio storico CGIL nazionale

 

Primo maggio 1990 © Archivio storico CGIL nazionale. Il 20 luglio del 1889 il Congresso costitutivo della Seconda internazionale, riunito a Parigi, decide l’organizzazione di una grande manifestazione per la richiesta di riduzione della giornata lavorativa ad otto ore. La scelta cadrà sul primo maggio, in ricordo dei martiri di Chicago. La festa, ratificata ufficialmente a Bruxelles nell’agosto 1891 (II Congresso dell’internazionale), è osservata e praticata già nel 1890 con manifestazioni a livello nazionale e locale.

“Oggi il proletariato d’Europa e d’America passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito – scriverà da Londra Engels – sotto una sola bandiera, per un solo fine prossimo, la giornata lavorativa normale di 8 ore, proclamata già nel congresso di Ginevra dell’Internazionale del 1866 e di nuovo nel Congresso operaio di Parigi nel 1889 da introdursi per legge. Oggi i proletari di tutti i paesi si sono effettivamente uniti. Fosse Marx accanto a me a vederlo coi suoi occhi!”.

 

 

 

 

Primo maggio, Napoli 1953 © Archivio storico CGIL nazionale

 

 

 

Primo maggio, Bologna 1958 © Archivio storico CGIL nazionale

 

 

Primo maggio 1976 © Archivio storico CGIL nazionale

 

Primo maggio 1990 © Archivio storico CGIL nazionale

 

 

 

 

 

 

BIBLIOTECA DELLA FONDAZIONE GIUSEPPE DI VITTORIO

 

 

 

 

 

Le origini del Primo maggio

 

 

Lavoro settimanale della Cgil diretto da Gianni Toti. Anno VI - N. 17/26 aprile 1953  

 

 

Riflessioni 

La Biblioteca della Fondazione di Vittorio conserva un patrimonio di libri, manifesti, riviste e altro, ma i documenti che espone nelle pagine che seguono, intendono sottolineare come il passato costruisca il futuro e evidenzia un possibile equilibrio tra innovazione e tradizione.Nell’isolamento sociale, e nel tempo sospeso, in cui si è costretti in questo periodo, emerge in modo spontaneo il bisogno di riflettere ed interrogarsi sul significato più profondo del lavoro e di tutte le sue infinite implicazioni e sfaccettature dell’impatto sul  processo di evoluzione virtuosa e sviluppo della persona. Partendo dalla tutela dei diritti basilari far evolvere le persone permettendo di ricercare, ognuno in base al suo talento, la possibilità di esprimere le proprie infinite possibilità. Questa situazione inaspettata, imprevista e imprevedibile ha di colpo arrestato il convulso, ed a volte scomposto, correre, consentendo di riflettere su una nuova prospettiva, riscoprire il piacere della manualità ed il valore di sensazioni ed emozioni dimenticate, in contrapposizione alla inarrestabile virtualizzazione dei rapporti sociali e della imminente necessità di ridefinire nuove modalità ed equilibri. Ci si può e ci si deve interrogare se questo momento possa costituire l’occasione per uno sforzo collettivo, finalizzato a ripensare i nuovi diritti in un contesto evolutivo profondo e veloce, ricercare e promuovere nuove strade che, riprendendo un passaggio dei testi citati nel documento, consentano di evitare che l’esistenza di tanti non sia condizionata dagli interessi di alcuni e che nel cambiamento in corso, si possa realizzare una rivoluzione partecipata e consapevole. Un nuovo cammino che sappia valorizzare e tenere  vivo il rispetto e la tutela delle istanze di tutti. Diverse le accezioni nelle pagine a seguire, della storia e della memoria, di immagini e testi che porgono la mano ai nostri valori e che ci riportano alle origini del Primo Maggio.

I volumi citati e le foto riportate sono reperibili in Biblioteca nel catalogo del SBN Polo IEI.

 

Valori

“Ma perché il mondo è fatto così, figliuolo mio — rispose il padre, sorridendo, quasi stupito dell'ingenuità del figliuolo — e perché così è sempre stato. — No, papà, così non è sempre stato. C'era la schiavitù e il servaggio, e non ci son più; c'era il feudalesimo, c'era il dispotismo, e sono scomparsi; c'era l'ineguaglianza civile e politica delle classi, ed è stata soppressa. Vedi che il mondo è mutato, e se si è mutato, si può mutare; se si può mutare non è una legge soprannaturale che sia com'è al presente. — Ma come dovrebbe ancora mutare, poiché hai detto tu stesso che abbiamo la libertà e l'eguaglianza, che è quanto dire che tutte le strade sono aperte a tutti per migliorare la propria sorte? Il figliuolo s'eccitò. La contraddizione, di cui era intollerantissimo, cominciava a irritarlo, e malgrado l'affetto che aveva per suo padre, lo irritava di più la contraddizione di lui, appunto perché in tutte le altre questioni l'aveva sempre trovato ossequiente. Un leggiero rossore gli salì alle guance. — Ecco l'errore! — esclamò. — La libertà e l'eguaglianza furono una conquista di fatto per alcuni; una parola muta per tutti gli altri. L'eguaglianza non può sussistere fin che l'esistenza del maggior numero dipende dal capriccio o dalla fortuna buona o cattiva posta nelle mani del numero minore, fin che c'è da una parte chi ha tutto e dall'altra chi non ha nulla. La libertà non è che per chi ha mezzi e cultura. Chi non ha né gli uni né l'altra, è schiavo della miseria, dell'ignoranza e del caso. La strada a migliorare non è aperta a tutti, perché tutti quelli che nascono in migliori condizioni di fortuna si trovano già a mezza via, e non c'è uno su mille degli altri che li possa raggiungere. Pensaci un poco, papà. È una rivoltante ingiustizia.  Se noi non ce n'accorgiamo, è perché i nostri interessi ci hanno falsata la coscienza”. 

E. De Amicis, Primo maggio, (a cura di) Giorgio Bertone e Pino Boero, Milano, Garzanti, 1980

 

 

La memoria del primo maggio. Storia iconografica dei lavoratori: Gli inizi. Il radicamento, (a cura di) Andrea Panaccione, Venezia, Marsilio Editore, 1988

 

Manifestare espressione di vita, passione, convinzione, coraggio.

Cronache di Provincia:

(…) Il primo Maggio è entrato ormai nelle abitudini della vita civile. Per osteggiarlo bisognerebbe disconoscere che il lavoro è ciò che maggiormente nobilita l'uomo e maggiormente giova al benessere e all'ordine della società -  Cronaca Il 1° maggio in La provincia 9/5/1905

 

(…) Quando all'anno è stata aggiunta questa festa, che non è segnata in alcun calendario, ne dalla Chiesa, ne dallo Stato, ci si è ritrovati al cospetto di un'idea. Potete scomunicarla, ribattezzarla con un nome non suo, ma essa è giunta a fissarsi in una data universale, è fissa come il destino! - Cronaca in La sveglia democratica,  30/4/1911

Manifestazione tenutasi a Roma per il primo maggio 1922 al Colosseo, l'ultimo celebrato prima dell'avvento del fascismo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRIMO MAGGIO FIOM - CGIL

 

Il Primo maggio appartiene alla storia del movimento sindacale tutto. I metalmeccanici sono una parte fondante di questa storia, anche se non sempre le carte d’archivio che sono giunte fino a noi riescono a farcelo mettere a fuoco. È indubbio che agli albori del movimento sindacale la Fiom – allora Federazione Italiana Operai Metallurgici, nata nel 1901 – fosse fra le categorie che animarono maggiormente le celebrazioni della Festa internazionale dei lavoratori. Anche dopo la fondazione della Confederazione Generale Italiana del Lavoro nel 1906, a cui la Fiom contribuì in maniera determinante, la categoria mantenne comunque una certa autonomia organizzativa nella costruzione delle manifestazioni per il Primo maggio, almeno fino alla soppressione delle libertà sindacali per mano fascista. Questa peculiarità si affievolì a partire dalla ricostruzione della Cgil unitaria nel secondo dopoguerra, quando le celebrazioni del Primo maggio passarono definitivamente in capo al livello confederale, tanto dal punto di vista nazionale che territoriale. L’Archivio storico della Fiom nazionale conserva copia (in formato cartaceo e in microfilm) de “Il metallurgico”, quello che dal 1898 al 1925 con alterne vicende e una periodicità non sempre regolare fu l’organo di stampa ufficiale dei metallurgici della Fiom. Abbiamo scelto di riprodurre qui alcune prime pagine del giornale della Federazione, uscite proprio in occasione del Primo maggio. Lo abbiamo fatto per rimettere al centro di quella data il protagonismo dei metalmeccanici e metallurgici italiani, un protagonismo che a inizio Novecento ha permesso l’affermarsi del Primo maggio come Festa internazionale dei lavoratori anche nel nostro paese, attraverso richieste generali e generalizzabili come quella delle 8 ore lavorative.

Il Primo maggio del 1914 “Il metallurgico” apre con questo editoriale, dal titolo “Passa il lavoro!”, la propria edizione per la festa dei lavoratori. Un testo trionfale sullo sviluppo e la diffusione delle celebrazioni, un testo che fa molto riflettere se si pensa che neanche due mesi dopo l’Europa intera si sarebbe trovata nel baratro del primo conflitto mondiale.

Passa il lavoro!

[da “Il metallurgico”, a. XV, n.3 – Torino, maggio 1914]

“La festa del Primo Maggio segna ogni anni il sempre crescente trionfo della classe lavoratrice. […] Le fabbriche chiuse, le campagne verdi baciate dal sole e deserte di uomini; le officine, i forni, i negozi, le tipografie, tutto chiuso, tutto in riposo, tutto in festa. Lo sciopero generale dei lavoratori! […] Vi è un giorno dell’anno; un giorno non dedicato ad alcun santo e a nessun sovrano, e nel quale un sol sovrano si riconosce: il Lavoro, il diritto del lavoro; un giorno nel quale tutti che sono avversari, tutti che sono potenti, si sentono piccini, piccini; ed il pane non si produce e la terra non si lavora e le macchine non si muovono e i padroni diventano buoni e la pena secolare che grava sulle spalle delle genti del lavoro si ferma, si sospende, si spezza. Ciò che significa che gli uomini vanno presentendo il divenire di un mondo nuovo e la fine delle ingiustizie vecchie. Questo è il Primo Maggio.”

 

 

 

 

 

 

ARCHIVIO STORICO "DONATELLA TURTURA"  FLAI - CGIL

 

 

L’Archivio Storico intitolato a Donatella Turtura è uno degli archivi più importanti nel panorama dei sindacati italiani di categoria. Responsabile della Commissione femminile nazionale della CGIL, la Turtura entra nel 1967 nella Segreteria della Federbraccianti, divenendo Segretaria Generale della stessa nel 1977. La sua figura è di grande rilevanza nel panorama sindacale italiano, a lei si deve tanta parte delle conquiste ottenute dai lavoratori del comparto agricolo negli anni della sua dirigenza. Nel gennaio del 1988 si costituisce la Flai, Federazione dei Lavoratori dell’Agroindustria della Cgil, mediante l’accorpamento di Federbraccianti e Filziat (Federazione Italiana Lavoratori Zucchero, Industria Alimentare e Tabacco). L’Archivio Storico si compone dunque dei fondi archivistici che le due organizzazioni di categoria hanno portato in dote alla nascente Federazione dell’Agroindustria e ad oggi custodisce un patrimonio documentario che va dagli inizi del 1900 sino alla nascita della Flai, oltre al materiale di archivio corrente. Di recente l’Archivio Storico ha aderito ad “Archivi del Novecento” un progetto promosso nel 1991 dal Consorzio Baicr-Sistema Cultura con l’intento di costituire una rete di archivi atta a valorizzare le fonti e la storia italiana del secolo scorso. Obiettivo principale del progetto è creare un rapporto dinamico tra archivi complementari come valore aggiunto dell’informazione ed attualmente sono circa 60 gli archivi di importanti istituzioni italiane a farne parte (tra i quali l’Archivio del Senato della Repubblica, l’Archivio di Stato, la Fondazione Gramsci, la Fondazione Lelio e Lisli Basso e, appunto, l’Archivio Storico “Donatella Turtura”).

 

PATRIMONIO ARCHIVISTICO:

Fondi istituzionali:

• FONDO FEDERTERRA, 1901-1921 (con documenti del 1853)

• FONDO CONFEDERTERRA, 1946-1959 • Fondo Federbraccianti I e II, 1948-1987 (con documenti del 1928)

• FONDO FILZIAT, 1947-1987 (di questo fondo è già possibile consultare l’inventario on line, presente sul sito di Archivi del Novecento, cliccando direttamente sul link)

L’Archivio conserva inoltre:
– contratti collettivi di lavoro della categoria per un totale di circa 1.500 pezzi. Le raccolte sono articolate secondo il livello nazionale, provinciale e per settore merceologico;
– manifesti, circa 600 pezzi, comprendenti anche volantini ed altri documenti di analoga tipologia;
– fotografie, circa 5.000 pezzi;
– materiali audiovisivi registrazioni sonore principalmente di riunioni di organismi nazionali; un modesto numero di videocassette ed un film sulla vertenza Maccarese disponibile in dvd;
– materiale iconografico (bandiere, coccarde, bollini, distintivi, opuscoli, cartoline) di produzione non solo sindacale.

Infine l’Archivio Storico possiede un consistente patrimonio librario di circa 10.000 volumi, costituito da pubblicazioni di settore, monografie e testi di storia sindacale ed ambientale, oltre a collezioni di periodici e riviste. Attualmente l’Archivio Storico è in fase di riqualificazione. Prossima la costituzione della Biblioteca Metes che comprenderà anche l’emeroteca e la contrattoteca. A breve sarà consultabile on line l’Opac di ricerca.

 

Archivio Storico “Donatella Turtura”
Flai Cgil Nazionale, Via Leopoldo Serra 31, 00153 Roma – Tel. 0658561335

 

Conselice (RA)


Piazza Perugino a Trieste 1maggio1957


Manifesto

 

 

 

 

 

ARCHIVIO STORICO CGIL di ROMA e del LAZIO "Manuela Mezzelani"

 

 

 

Archivio storico CGIL di Roma e del Lazio

 

 

Roma 1° maggio 1891: prove di rivoluzione

 

La manifestazione del 1° maggio 1891 era stata convocata in Piazza Santa Croce in Gerusalemme, nei pressi di San Giovanni in Laterano.

Fino dalla mattina di quel giorno nelle vie, ove non si trovava una bottega aperta, circolavano in fretta pochissime persone, e nelle ore pomeridiane tutta Roma era avvolta in un silenzio di tomba; e neppure nelle strade più centrali si sentiva il rumore di una carrozza; soltanto lassù nell’estremo lembo del quartiere dell’Esquilino, si addensavano i soldati e la folla irrequieta.

Piazza Santa Croce era presidiata, oltre che da un massiccio schieramento di carabinieri, da reparti della fanteria, dei bersaglieri e da due squadroni di cavalleria. Nelle prime ore del pomeriggio cominciarono ad affluire con le loro bandiere le varie delegazioni dei circoli e delle organizzazioni operaie. Verso le 15,  mentre si accingeva a prendere la parola il primo oratore, una certa animazione annunciò l’arrivo della Federazione anarchica rivoluzionaria, con in testa la bandiera nera orlata di rosso. La tensione salì di colpo quando alcuni muratori gridarono all’indirizzo dei soldati  “viva l’esercito italiano, viva i nostri fratelli armati!”, un saluto che non piacque agli anarchici, i quali ribatterono “viva l’esercito rivoluzionario!”, “viva la rivoluzione!”, “abbasso le baionette!”.

Iniziò il comizio e i primi interventi, ritenuti troppo moderati, furono accolti con fischi e urla dai gruppi più estremisti. In  piazza e sul palco si accesero vivaci discussioni e fu difficile riportare la calma, soprattutto dopo l’arrivo di Amilcare Cipriani. L’ex garibaldino e reduce della Comune parigina,  accolto da una grande ovazione, fu accompagnato sul palco, da dove ora venivano parole sempre più accese. La folla si esaltò quando un oratore disse:

Bisogna finire colle declamazioni; è tempo di agire, bisogna fare una guerra a coltello a coloro che ci opprimono. È tanto tempo che domandiamo legalmente i nostri diritti: otteniamoli con la forza.

Intervenne, rincarando la dose, l’anarchico Ettore Bardi:

Questa classe dominante, frutto della corruzione e dell'infamia, deve essere abbattuta. Oggi forse qualcuno di noi sarà sacrificato e a quelle vittime mandiamo un saluto […] Spandiamo ora il nostro sangue per l’umanità; sacrifichiamoci, e lasceremo un’aureola per le generazioni future. È tempo di farla finita: decidetelo voi! Non abbiate più fiducia in nulla: non vi sono né parlamenti né consigli, è tempo di finirla, sacrifichiamoci, decidetelo voi. 

Era altra benzina sul fuoco. L’eccitazione della folla era tale che ogni invito alla calma veniva sommerso di fischi. Intanto i carabinieri, che erano scesi da cavallo, furono fatti risalire in sella. A lungo invocato parlò Cipriani, che rivolse agli impazienti l’invito a contenere il loro impeto perché non era ancora giunto il momento:

Oggi siete chiamati a provare quanti siete di numero e quanto tolleranti. Quando sarete stanchi, questa gente pasciuta dovrà cedere dinanzi a voi per amore o per forza. Sentite un uomo che non vi ha mai tradito. Organizzatevi e faremo facilmente sparire la microscopica falange dei neutri pasciuti. Se oggi siete venuti qui inermi, preparatevi a venirvi un’altra volta non con bandiere inutili, ma con qualche altra cosa fra le mani.

L’oratore successivo si disse d’accordo: “Oggi siamo qui per contarci; ma non ci perdiamo di coraggio, verrà un altro 1° Maggio”. Ma dalla folla salirono grida di dissenso: “No, no, subito !”. Neanche il carisma di Cipriani era dunque riuscito a placare gli animi e se ne ebbe conferma quando prese la parola un altro anarchico, Venerio Landi, che tagliò corto:

È inutile continuare a perdersi in ciarle. Le rivoluzioni si fecero sempre senza discutere e senza i comizi: bisogna incominciare i fatti. Tutto sta a prendere il momento e può essere domani, oggi, quando volete.

I suoi compagni di fede, accalcati sotto il palco, non ebbero dubbi: “sì, sì, oggi!” . A quel punto Landi non si trattenne e gridando “io sono con voi, viva la rivoluzione!” si tuffò in mezzo alla folla. L’inusitato gesto,  interpretato come il segnale della rivolta, provocò un certo scompiglio e l’immediata carica della forza pubblica. Spuntarono bastoni e coltelli e vennero esplosi alcuni colpi di pistola da una parte e dall’altra. Dopo l’intervento della cavalleria e dei soldati, contrastato con lanci di pietre, i disordini si propagarono alle zone adiacenti.   Dalle finestre delle case piovvero sui militari “mattoni, pezzi di lavagna e quant’altro, demolendo perfino, entro le case stesse, camini, pavimenti e muriccioli delle terrazze”. In via Emanuele Filiberto i dimostranti provarono a erigere una barricata con dei carretti e masserizie, mentre nella vicina Villa Altieri fu respinto il tentativo di assaltare le carceri femminili.

L’ordine fu infine ristabilito: tutta la zona rimase presidiata dai soldati, le case piantonate mentre  nel resto della città regnava ancora il solenne silenzio del pomeriggio, che aveva infuso tanto panico nei cittadini, e s’ignorava che cosa fosse avvenuto né speravasi di aver notizie nella serata, perché le tipografie erano chiuse, e nessun giornale poteva pubblicarsi per la vacanza del personale.

Il bilancio della giornata fu di due morti, una guardia e un carrettiere, diversi feriti e circa duecento arrestati, tra i quali Cipriani, anche lui ferito alla testa. Sui fatti di Santa Croce venne istruito un “maxiprocesso”, ma le conseguenze di quel giorno di follia furono soprattutto di carattere politico. Cominciò allora a ridursi l’influenza degli anarchici, mentre si rafforzarono le correnti repubblicane, socialiste e riformiste che un anno dopo contribuirono alla nascita della Camera del lavoro di Roma.

 

***

 

Un giorno di festa a Rignano Flaminio

Negli anni Cinquanta i motivi dominanti delle manifestazioni promosse dalla Cgil, alle quali partecipavano con le loro bandiere i militanti dei partiti di sinistra, furono la protesta contro lo sfruttamento, la difesa delle libertà democratiche e la lotta per la pace. La Festa del lavoro veniva celebrata un po’ dappertutto secondo modalità collaudate. A Roma i comizi si tenevano ancora a Piazza del Popolo più che a Piazza San Giovanni La Cgil predisponeva per tempo un corposo dossier con “gli orientamenti di propaganda per illustrare convenientemente tutte le questioni di maggiore importanza e attualità” al centro dell’iniziativa confederale. Questo materiale, che le Camere del lavoro provvedevano a integrare con riferimenti alle situazioni locali, veniva utilizzato come traccia per i comizi e per la compilazione di giornali murali, di manifesti e volantini. Assai poco era lasciato all’improvvisazione e alla fantasia degli oratori, molti dei quali dovevano sottoporsi a un vero tour de force. I comizi si svolgevano infatti fin nei più piccoli centri, distanti tra loro pochi chilometri, ed erano spesso assegnati allo stesso sindacalista inviato dalla Camera del lavoro del capoluogo. Non appena terminato il suo comizio l’oratore saliva sulla motocicletta, sul sidecar o sulla Topolino per andare a tenere un altro comizio nel paese vicino. Il giorno seguente doveva stendere un rapporto sull’andamento della giornata, come fece diligentemente il sindacalista Ubaldo Marchionne, inviato nel 1951 dalla Camera del lavoro di Roma a celebrare il 1° maggio a Rignano Flaminio:

 

                           

Archivio Storico Cgil di Roma e del Lazio "Manuela Mezzelani"

Partito da Roma col primo treno, sono giunto al paese verso le ore 8 e un quarto. Non appena alla visione del grande viale, che si spinge fino alla piazza del paese lungo un mezzo chilometro, si è presentato tutta una infioratura di archi, di bandierine da una parte all’altra della strada. I compagni lavoratori, specialmente i giovani, hanno lavorato tutta la notte per addobbare il paese. Un programma meraviglioso si è svolto per i festeggiamenti. Alle ore 9 il concerto locale ricorrendo le strade del comune ha rallegrato la cittadinanza al suono dei nostri inni. Alle ore 10 corsa ciclista con vistosi premi. A mezzogiorno sparo di mortaretti e castagnole, Alle 15,30 merenda alla collina della Stazione con a capo la banda e moltissime famiglie con i loro fagotti. Alle ore 18 comizio in piazza , dopo il comizio, e cioè alle ore 19,15, danza di fronte al Municipio, protrattasi fino a tarda sera. Alle ore 20,15 ho dovuto abbandonare il paese per fare ritorno a Roma. Ultimo treno valido per partire. Il comizio è stato riuscitissimo. La lega dei contadini era in piena efficienza. Questo 1 maggio ha riaffratellato tra i lavoratori molti malintesi.

 

 

 

 Roma  - 1° maggio 1951. Manifestazione a Piazza del Popolo . Parla Oreste Lizzadri - 

Archivio storico CGIL di Roma e del Lazio

 

 

 

 

ARCHIVIO STORICO SINDACATO  NAZIONALE SCRITTORI

 

Sito web: https://www.formafluens.net/lavoro-in-corso-scrittrici-e-scrittori-per-i...

 

 

 

 

 

CGIL NAZIONALE

 

 

Il saluto di Sophia Loren ai nostri lettori per il 1° maggio

 

 

 

"Lavoro” N. 17-18/1° maggio 1954        

 

“Lavoro”, il rotocalco settimanale della Cgil

Sofia Loren che, bella, prorompente e colorata, saluta i lettori di “Lavoro” per il 1° maggio, è una immagine inaspettata. Per comprenderla occorre andare a scoprire il contesto in cui è nato il progetto editoriale di “Lavoro”, rotocalco settimanale della Cgil e il ruolo svolto da Gianni Toti, che lo ha diretto dal 1951 al 1958.

Scrive Di Vittorio nella presentazione del primo numero del giornale, nel febbraio 1948: “Lavoro è uno strumento di difesa del lavoro italiano, manuale e intellettuale, uno strumento delle sue lotte e delle conquiste: è la bandiera della grande famiglia unitaria dei lavoratori italiani di ogni professione, di ogni corrente politica e di ogni fede religiosa di tutte le nostre regioni”.

Ancora Di Vittorio al 2° Congresso della cultura popolare (Bologna, 11 gennaio 1953): “Io non sono, non ho mai preteso di essere un uomo rappresentativo della cultura. Però sono rappresentativo di qualche cosa. Io credo di essere rappresentativo di quegli strati profondi delle masse popolari più umili e povere che aspirano alla cultura, che si sforzano di studiare e cercano di raggiungere quel grado del sapere che permetta loro non solo di assicurare la propria elevazione come persone singole, di sviluppare la propria personalità, ma di conquistarsi quella condizione che conferisce alle masse popolari un senso più elevato della propria funzione sociale, della propria dignità nazionale e umana… La cultura non soltanto libera queste masse dai pregiudizi che derivano dall’ignoranza, dai limiti che questa pone all’orizzonte degli uomini: la cultura è anche uno strumento per andare avanti e far andare avanti, progredire e innalzare tutta la società nazionale…”

“Lavoro” nasce nel dopoguerra dopo gli anni della clandestinità della Cgil, si propone di dare voce al mondo del lavoro e si batte per il riconoscimento del “diritto al pane, al lavoro, alla pace”. Nel 1948, dopo la schiacciante vittoria elettorale della Dc e la successiva fine dell’unità sindacale, la Cgil “ estende la propria offensiva dai luoghi di lavoro all’intera società, affermando così una cultura di campo”.

Il progetto editoriale di “Lavoro” mette il mondo del lavoro al centro di una informazione che utilizza le forme più nuove della stampa periodica di quegli anni e che, accanto agli avvenimenti sindacali, dà grande spazio a tutte le espressioni della cultura, con una particolare attenzione alla pittura e al cinema. Di qui le rubriche settimanali di cultura affidate a Leonardo Sciascia, Giuseppe Dessì, Arturo Gismondi, Renato Guttuso e a tanti altri; le pagine dedicate ai  concorsi di pittura promossi dalla Cgil sui temi del lavoro, come quelli di Suzzara e Gennazzano, e alle mostre di pittura organizzate in occasione dei Congressi, come per quello della Federbraccianti nel 1953; le immagini  che raccontano la solidarietà degli artisti ai lavoratori in sciopero; le inchieste sull’industria cinematografica, gli articoli contro la censura, come nel caso del film “senso”, di Luchino Visconti, di volta in volta illustrati con le immagini di Silvana Pampanini, Alida Valli o, appunto, Sofia Loren, utilizzate per raccontare il lavoro di uomini e donne impegnati in questo settore così importante, ampio e variegato.

 

Cronologia 1948 – 1962

Il 1° maggio e “Lavoro" Anche la cronologia del “Lavoro” è testimone del grande valore che la Cgil attribuisce alla Festa del Lavoro. Questa, infatti, viene ogni volta utilizzata come occasione per lanciare e festeggiare tutte le trasformazioni e i salti qualitativi del giornale.

1948. A febbraio esce il primo numero: 8 pagine, quindicinale, stampato su rotativa in bianco e nero, direttore Riccardo Longone.

1949. A maggio viene nominato direttore Pasquale D’Abbiero. Il giornale, sempre stampato su rotativa in bianco e nero, passa a 12 pagine.

1951. A maggio Pasquale D’Abbiero viene affiancato da Gianni Toti*, vicedirettore.  La presenza di Gianni Toti determina la trasformazione di “Lavoro”: 16 pagine, settimanale, stampato a rotocalco a colori, 350.000 copie di tiratura. Salto qualitativo anche nella grafica e nell’uso della fotografia, grazie al contributo determinante di Ando Gilardi**. La copertina diventa il “fiore all’occhiello” del nuovo settimanale a seguito della scelta di privilegiare l’immagine rispetto alla parte scritta e dell’utilizzo sapiente della fotografia.

1953. Il numero di pagine sale a 24 dopo il referendum che coinvolge in un dibattito molto acceso lettori,  dirigenti sindacali e redattori e giornalisti.

1956. Gianni Toti viene nominato direttore responsabile. E’ un anno di ulteriore rinnovamento per il giornale, il cui ruolo viene affrontato nel corso del IV Congresso nazionale della Cgil (27 febbraio – 4 marzo 1956) che ha al centro grandi questioni nazionali (il “ritorno alla fabbrica” dopo la sconfitta della Fiom alla Fiat nel 1955) e internazionali (è l’anno dei fatti di Ungheria). Il numero di pagine di “Lavoro” sale a 36 e viene sperimentata un’edizione speciale (48 pagine e 800.000 copie) in occasione del 1° maggio.

1958.  Gianni Toti lascia la direzione. Dietro questa scelta ci sono le difficoltà economiche e la decisione della Cgil di “studiare la possibilità di un tipo di pubblicazione a rotativa meno costoso” (Risoluzione 21 marzo 1956, verbali della Segreteria, Archivio storico Cgil).

1959. Gianluigi Bragantin (responsabile dell’Ufficio stampa Cgil) viene nominato direttore di “Lavoro”, ma il periodico è oramai in pieno declino.

1962. La Cgil decide la chiusura di “Lavoro”.

 

* Gianni Toti (Roma, 24 giugno 1934 – 8 gennaio 2007), giovanissimo partecipa alla Resistenza romana. Dopo la liberazione si laurea in giurisprudenza e intraprende la professione di giornalista,  lavora per l’Unità e per  Vie Nuove. Nel 1951 entra come vicedirettore nella redazione di “Lavoro” e è determinante nel salto qualitativo del giornale. Nel 1953 viene nominato direttore responsabile e guida il periodico della Cgil fino al 1958, anno delle sue dimissioni. L’impegno nel mondo della cultura di Gianni Toti continua e si fa sempre più vasto e articolato nell’arco di tutta la sua vita: giornalista, poeta, artista, negli anni ’80 crea un linguaggio che lui definisce “poetronica”, una sperimentazione in cui si fondono poesia, cinema e arte elettronica. La Casa Totiana custodisce il suo vasto archivio multimediale (www.lacasatotiana.it)

 

** Ando Gilardi  (Arquata Scrivia, 8 giugno 1921 – Ponzone, 5 marzo 2012), adotta per tutta la vita il nome che aveva preso da partigiano. Subito dopo la guerra inizia ad occuparsi di fotografia. Uno dei primi lavori è il restauro e la riproduzione di immagini di guerra per una commissione inter-alleata incaricata di rintracciare prove per processare i criminali nazisti e fascisti. Insieme all’attività di fotografo è di grande rilievo il suo impegno nella ricerca storica, in quella iconografica e nell’organizzazione di mostre ed esposizioni. Ha fondato la Fototeca Nazionale che tuttora porta il suo nome. (www.fototeca-gilardi.com)

 

 

 

"Lavoro” N. 17/ 26 aprile 1953   

 

 

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 Foto in occasione del 1°Maggio di leader socialisti in Costa Azzurra (Nizza).
 

1° Maggio dei minatori italiani a Villerupt - Francia - 1937

 

1° Maggio a Chicago (I.W.W.) - 1913

 


1° Maggio a Liegi (Belgio) - Primi anni '70

 


Diverse foto del 1° Maggio a Montreal e Quebec City (anni '70)
 


 

 

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