“Commento dati ISTAT su prezzi al consumo e fiducia consumatori e imprese” Marzo 2022

 

Un livello di inflazione così alto (attualmente +6,7% su base annua) non si registrava dal luglio del 1991. I dati confermano che l’attuale crescita dei prezzi è trainata principalmente dai beni energetici ma, contemporaneamente e in misura non trascurabile, anche dai beni alimentari e da quelli dei prodotti a più alta frequenza di acquisto.

Tanto è vero che anche sul cosiddetto “carrello della spesa” (beni alimentari, per la cura della casa e della persona) che rappresenta un indicatore fondamentale per le famiglie, si registra un +5,0%.

L’inflazione colpisce in maniera differenziata le persone in base ai loro redditi: infatti pesa di più su chi ha redditi fissi e bassi rispetto a chi - invece- si trova in condizioni economiche complessivamente migliori.

Nel 2021, una crescita dei prezzi al consumo del +1,9 % ha comportato un aumento dell’incidenza della povertà assoluta delle famiglie. Un aumento inflattivo di tre volte più grande è ancora in
probabile crescita, proporrà effetti ancora più gravi. Non si era ancora recuperato completamente il crollo della spesa media delle famiglie del 2020 e del 2019. Questa situazione avrà un impatto consistentemente negativo sui livelli di consumo dell’anno in corso.

Inoltre, a marzo 2022, l’indice di fiducia dei consumatori ha subito un drastico ridimensionamento attestandosi ai livelli più bassi da gennaio 2021. Un calo così accentuato è legato contemporaneamente al deterioramento delle aspettative sia sulle condizioni economiche del Paese che di quelle personali, nonché ad una forte preoccupazione per la possibile perdita del lavoro.

In questa situazione chi può permetterselo torna ad accantonare risparmi precauzionali, pensando ad un futuro difficile; chi invece non può (una parte molto ampia della popolazione) dovendo
utilizzare la gran parte delle proprie risorse per i prodotti a più alta frequenza di acquisto, rallenterà o rinvierà l’acquisto di altri beni e servizi, molto spesso anch’essi essenziali e soprattutto di beni durevoli.

Tutto questo è ingiusto e molto pericoloso. Ingiusto perché le persone con redditi più bassi vedono, da troppo tempo, peggiorare la loro condizione materiale. Pericoloso perché a trascinare la crescita del PIL nel 2021 è stata soprattutto la domanda interna, che nel 2022 calerà senza importanti ed ulteriori interventi a sostegno.

Questi dati indicano che qualsiasi forma di intervento, sia emergenziale che di prospettiva, per essere credibile e giusta, non può non comprendere contemporaneamente tutela dell’occupazione che rischia di subire un altro contraccolpo pesante, adeguamento dei salari a questa nuova condizione inflattiva ed interventi fiscali concentrati sulle fasce più deboli di lavoratori dipendenti e pensionati.

Fulvio Fammoni

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