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Quando lavorare da casa...è smart?

Prima della crisi Covid in Italia, lavoravano da remoto 500mila persone, ora sono 8 milioni.

A questo “smart working” siamo arrivati senza nessuna preparazione e in condizioni estreme.

Per questo abbiamo pensato di sondare percezioni e reazioni  attraverso un questionario realizzato dall'Ufficio politiche di genere della Cgil insieme alla Fondazione di Vittorio.

I risultati dell’ indagine - che non ha pretese scientifiche - ci forniranno uno strumento di lettura sullo smart working che potrà essere utile per affrontare le nuove sfide sul lavoro futuro.


Questa ricerca ha come obiettivo conoscitivo quello di evidenziare i differenti modi attraverso i quali le lavoratrici e i lavoratori stanno gestendo o tentando di gestire il proprio lavoro “restando a casa”.

Due aspetti rendono questo approfondimento molto focalizzato e allo stesso tempo molto pertinente rispetto alle specificità del momento che stiamo vivendo: (1) viene condotto in un periodo che ha caratteristiche di eccezione o di emergenza, (2) il ricorso a modalità di lavoro agile purché realizzato “restando a casa” è stato fortemente promosso attraverso decreti che ne hanno anche condizionato le modalità di applicazione. 

Il questionario si sviluppa in quattro macro-aree: (1) socio-anagrafica, (2) smart working (modalità applicazione, aspetti organizzativi e individuali), (3) cura (di sé, della casa e di altri), (4) percezioni e atteggiamenti (paure, rischi, opportunità).

Possono rispondere al questionario tutte le lavoratrici e i lavoratori che in questo momento stanno lavorando da casa.
 
Grazie per partecipare alla nostra indagine. Il tuo feedback è importante.